Numeri in Nepal

Può essere valida una banconota dove c’è scritto a sinistra 900 e a destra 100, sulla stessa facciata?

Sì, se è una banconota del Nepal.

Mentre molti Paesi utilizzano gli stessi numeri che si usano in Occidente anche se hanno un diverso alfabeto, il Nepal è particolarmente affezionato ai numeri devanagari. I quali derivano dallo stesso sistema da cui derivano i nostri, che chiamiamo numeri arabi ma in realtà sono stati inventati in India, ma hanno forme diverse.

Ad esempio il tratto superiore del numero 1 non scende spiovente, ma si curva su sé stesso fino a chiudersi, ottenendo una specie di 9 con un occhiello in alto e una gamba rettilinea verticale.

Sulle banconote d’epoca c’erano solo scritte in nepalese, e infatti è difficile per noi capirne il valore visto che non si vedono numeri.

Su quelle moderne c’è sia il numero in stile nepalese che quello in stile occidentale. Per evitare confusione per i turisti, c’è anche una scritta esplicita in inglese: “Rupees one hundred”. I numeri di serie però sono scritti solo in devanagari.

Le banconote da 100 hanno fatto notizia pochi mesi fa, quando c’è stato un po’ di battibecco tra Nepal e India, perché sono uscite in una nuova versione in cui c’è una cartina in base a cui il Nepal considera propri 335 chilometri quadrati di terra che vengono reclamati anche dall’India.

In realtà sulle banconote di una ventina di anni fa si può leggere che c’era scritto 200 – 100. Il fatto è che il numero 1 si può fare anche con una specie di 9 che ha in basso un tratto che si allunga verso destra, tanto da farlo sembrare un 2.

Su Google Fonts ci sono ben 51 font che supportano la lingua nepalese.

Il più “rilevante” ovviamente è il Noto Sans, dove l’1 ha la forma del 2 chiuso, a dire la verità col tratto inferiore che curva accennando a farlo diventare un 3.

Stessa scelta per il Mukta di Ek Type, il Martel di Dan Reynolds e il Kalam della Indian Type Foundry, dove però l’ultimo tratto non accenna neanche a curvare in basso.

Strana invece la scelta dell’Hind, sempre della Indian Type Foundry dove l’1 devanagari è identico a quello occidentale.

Già, ma ce ne sono di font in cui l’1 ha la forma del 9?

Sì, basta scorrere più giù la lista: il primo è il Baloo2, di Ek Type, poi troviamo l’Amita di Eduardo Tunni e Brian Bonislawsky, l’Akshar di Tall Chai.

E il Glegoo, sempre di Tunni, l’Anek Devanagari, sempre di Ek, e l’Inknut Antiqua, di Claus Eggers Sorensen.

Fino a pochi anni fa anche le targhe automobilistiche nepalesi erano solo in numeri devanagari, mentre oggi è entrato in uso il FE-Schrift, pensato in origine per le auto tedesche, dove ogni lettera è disegnata apposta per non essere contraffatta dai criminali. Per dire: non basta aggiungere un tratto orizzontale alla F per trasformarla in una E, data la diversa altezza del tratto centrale e la presenza di spigoli arrotondati.

Dice Wikipedia in inglese che conoscere i numeri nepalesi è essenziale per chiunque voglia vivere e lavorare in Nepal, dato che vengono usati sui documenti ufficiali, inclusi quelli bancari.

Il sito mostra una tabella coi numeri in versione occidentale e nepalese, il loro nome scritto in nepalese, la traslitterazione in lettere latine e la pronuncia secondo l’alfabeto fonetico internazionale.

Se ci si sofferma sui nomi, ci si rende conto che ci sono tracce della vecchia terminologia indiana.

Il numero uno si dice ek. Cento si dice ek saya, ossia un saya. Mille è ek hajar. Centomila è ek lakh. Dieci milioni è ek karod.

Fino a questo valore, la versione occidentale del numero è spaziata ogni tre cifre (10 000 000) mentre quella nepalese è scritta tutta di continuo (20000000, dove in realtà la prima cifra è un 1 che sembra un 2 con un tratto discendente).

Invece da un miliardo in poi, ek arba, la versione nepalese viene spaziata secondo il metodo indiano: la prima volta ogni tre cifre, poi ogni due. Quindi un miliardo, ek arba, si scrive 2 00 00 00 000 (con l'uno iniziale).

Non confondere un miliardo, ek arba, con cento miliardi, ek kharba, che si scrive 2 00 00 00 00 000.

Nella tabella la separazione tra i vari raggruppamenti è uno spazio, mentre nel testo sottostante la separazione è la virgola. Mai il punto, come invece si usa in Italia.

Anche sulle banconote indiane c’è la cifra scritta in due modi, ma lì la forma dell’1 è praticamente quella di un 3. In quel caso però è messa in verticale, quindi dà meno fastidio ai turisti, che vedono subito il numero giusto in basso a destra. Sul retro entrambe le scritte sono in orizzontale, ma quella in numeri occidentali è ripetuta due volte, e c’è anche la dicitura in lettere latine “One hundred rupees”. I numeri di serie invece sono scritti solo all’occidentale.

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