La calligrafia delle vittime del 7 ottobre
Leggevo ieri di come la fonderia russa ParaType è stata bersaglio di un boicottaggio, dopo che due anni fa era stata diffusa la schermata di una chat in cui la direttrice commentava positivamente il risultato dei referendum di annessione di alcune regioni dell’Ucraina alla Russia. Non solo erano circolati appelli a non acquistare font di questa fonderia, ma Fonts In Use aveva perfino annunciato che non avrebbe più segnalato gli usi dei font ParaType, neanche per ricordare del boicottaggio.
Sui mass media mainstream era circolata la notizia dell’inaccessibilità dei siti facenti capo a Monotype a tutti gli utenti con indirizzo Ip russo. Non solo non potevano acquistare i font della fonderia occidentale per via delle sanzioni occidentali, ma sembra che anche solo visionare il catalogo veniva impedito da un filtro di qualche tipo, messo non si sa da chi.
Visto che ultimamente c’è stato un altro conflitto che ha riempito le prime pagine, quello in Medio Oriente, mi chiedevo se non ci fosse stato qualche disguido economico o episodio di intolleranza anche in questo caso.
Invece il primo risultato che Google restituisce è di tutt’altro genere. Esiste un progetto per digitalizzare la calligrafia delle vittime israeliane degli attacchi del 7 ottobre 2023, per mantenere viva la loro memoria attraverso il loro stile di scrittura.
Ogni persona infatti ha il suo modo particolare di scrivere, di deformare, rimpicciolire, inclinare le lettere. Non a caso la firma fatta a mano è ancora oggi garanzia di autenticità di un documento. Preservare la scrittura significa preservare una parte di ciò che qualcuno è stato in vita.
La notizia è stata riportata in lingua inglese dal sito Ejewishphilantropy.
L’iniziativa si chiama Ot.Hayim, che significa “segno di vita”, dove la parola segno può significare anche la lettera dell’alfabeto. L’ideatore è Leah Marmorstein-Yarhi, ma i font sono realizzati da vari disegnatori.
I font possono essere scaricati dal sito ufficiale dell’iniziativa, fornendo nome e indirizzo e-mail.
Per ciascuno di loro il sito mostra una pagina autografa della vittima, una sua foto (in alcuni casi in uniforme militare), il nome del disegnatore o della disegnatrice che si è occupata della digitalizzazione.
C’è inoltre una casella nella quale è possibile scrivere usando il font in questione, senza bisogno di installare niente, regolando corpo, colore di primo piano e di sfondo e allineamento.
Ovviamente per poter usare questi font è necessario conoscere la lingua ebraica, perché le persone in questione scrivevano usando le lettere ebraiche corsive.
I font non supportano l’alfabeto latino. Scrivendo una frase in italiano nella casella di prova mi vengono fuori lettere in Times New Roman.
I progetto non raccoglie solo la calligrafia delle vittime dell’attacco del 7 ottobre, ma anche quelle dei combattimenti che ci sono stati nei mesi successivi. Purché siano israeliane, ovviamente. Non ci sono mica state altre vittime innocenti nell’ambito dello stesso conflitto, no?
Di tutt’altro tenore un altro progetto che mi viene restituito da Google: “Il designer Liron Lavi Turkenich crea il carattere tipografico della coesistenza israeliano-araba”, titola il sito The Media Line, sempre in lingua inglese.
Il titolo mi sembra un po’ fuori sincrono rispetto al clima che si è venuto a creare. Guardo la data. Dicembre 2021. Due anni prima del blitz del 7 ottobre.
Il carattere si chiamava Aravrit e fondeva insieme la forma delle lettere arabe e quella delle lettere ebraiche, in una scrittura leggibile.
Turkenich, all’epoca trentaseienne, è nata ad Haifa, Israele, ha studiato comunicazione visuale a Tel Aviv.
“Questo è un progetto apolitico”, ha detto. “Non voglio essere collegata a nessun partito”.
Il sito non mostra nessuna foto di testo scritto in Aravrit, anzi, sembra che non si tratti di un font ma di una scultura.
Il sito web dedicato al progetto esiste tuttora.
In effetti le lettere hanno una forma abbastanza mostruosa: sono costruite assemblando le lettere arabe nella parte superiore con le lettere ebraiche in quella inferiore.
Il sito si apre con una breve presentazione in inglese, ebraico e arabo, e un paio di video di presentazione del progetto incorporati da Youtube.
Nel settore Shop si possono acquistare magliette, tazze, stampe e anche gioielli: ciondoli con alcune parole prestabilite (vita, verità, felicità...) a 95 euro l’uno.
L’ultimo post sul blog è datato gennaio 2020.
Il 2 luglio, non si sa di che anno, la designer aveva chiarito per la seconda volta che il “carattere” che ha inventato non è un font. Ogni parola doveva essere studiata a parte, tenendo conto anche di quale dei dialetti arabi doveva essere preso come riferimento.
Per disegnare ogni parola ci volevano nove ore.
DesignBoom aveva pubblicato un articolo in proposito sembra già nel lontano 2014.
Nell’articolo si legge che la disegnatrice aveva realizzato 638 caratteri.
Sul sito c’erano numerose illustrazioni per rendere l’idea dello studio che doveva essere fatto sulle varie lettere per fonderle insieme.
C’è ancora oggi qualcuno che crede in questa fusione tra le due culture?
C’è qualcuno che sta digitalizzando le calligrafie dei palestinesi morti?
Sull’altro lato del fronte trovo materiale vario.
Sul sito Ajsaajsaajsa c’è un font chiamato Palestine, in “vendita” a zero euro.
La breve descrizione dice che si tratta di un font in 4 pesi, chiamati: 1948, 1967, 2014, 2023.
Lettere latine, ricordano il Clarendon.
Nella prima versione hanno la forma ideale, nella seconda presentano qualche crepa, nella terza sono ancora più crepate e nell’ultima restano soltanto frantumi.
Sia la descrizione del font che gli specimen sono molto, molto politici e denunciano quello che sta capitando al Paese e al relativo popolo: “La mappa si sta restringendo giorno dopo giorno”.
L’autrice è un’artista visuale le cui opere sono un po’ confuse, a quanto mi sembra.
Su Creative Fabrica c’è un font dove ogni lettera è una toppa coi colori della bandiera palestinese. Font a colori, ovviamente. Scaricabile gratuitamente, previa registrazione.
Su PayHip c’è un font dove ogni lettera è disegnata seguendo il confine della Palestina storica. Cosa che farà arrabbiare qualcuno. Prezzo a piacere, a partire da zero euro.
Quando dico lettere, intendo lettere latine. Tutti gli altri font presenti sul sito sono progettati per la lingua araba, e sperimentano le soluzioni più curiose per rendere le lettere di quell’alfabeto.
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