450 punzoni?
Sul sito dell'Università di Oxford c'è una pagina dedicata a a un libro di orazioni di Cicerone che l'università possiede.
E' stato stampato in Italia nel 1513, a cura di Aldo Manuzio, uno dei nomi più importanti nella storia della tipografia occidentale: è stato lui il primo a stampare in corsivo cosiddetto italico, ed è stato lui i primo a stampare libri in piccolo formato, in ottavo, oltre ad avere introdotto innovazioni nel campo della punteggiatura.
Il sito mostra la foto di un paio di pagine di quest'edizione, in cui si nota appunto l'uso del corsivo per le lettere minuscole, mentre le maiuscole erano delle normali lettere romane ad asse verticale.
L'articolo mette in evidenza il fatto che Manuzio era interessato a preservare le opere greche, quindi dovette realizzare appositamente un font per la scrittura greca, impresa che non era affatto semplice. Secondo l'articolo, un tipo di carattere del genere richiedeva oltre 450 pezzi, credo per via della presenza di parecchi segni diacritici e legature.
In una delle pagine fotografate si vedono parecchi termini greci introdotti all'interno di un testo in latino. In effetti il passaggio da un alfabeto all'altro si nota. Le lettere greche mi sembrano più semplici, rozze. Le parole non costituiscono un blocco unico, le lettere sono nettamente staccate l'una dall'altra.
Dice Wikipedia che quando a metà del Cinquecento venne chiesto a Claude Garamond a Parigi di realizzare un tipo di carattere per stampare in greco, il francese si ispirò alle lettere realizzate per Manuzio a Venezia, oltre che alla calligrafia del copista Angelo Vergecio, di Creta.
L'articolo non dice quanti punzoni vennero realizzati, ma dice che ci vollero dieci anni per completare tutte le dimensioni, che dovrebbero essere tre: il corpo 16 punti fu pronto nel 1543, il corpo 9 nel 1546 e il corpo 20 nel 1550
La versione francese dell'articolo dice che vennero realizzati 2937 punzoni, che esistono ancora e sono conservati presso l'Imprimerie Nationale.
Se si tratta solo di tre pesi mi sembra un numero spropositato. Certo è che la realizzazione di un tipo di carattere è più complicata di quello che pensa chi non ci ha mai fatto mente locale. Le lettere dell'alfabeto che usiamo noi sono 26, che vanno realizzate in versione maiuscola e minuscola e così arriviamo a 52. Se vogliamo maiuscole e minuscole anche in corsivo già stiamo a 104. E poi ci sono le lettere accentate: in italiano abbiamo due accenti diversi per ciascuna delle cinque vocali, maiuscole e minuscole, tonde e corsive, e sono altri 40 glifi.
Oggi, col computer, basta disegnare separatamente le lettere e gli accenti, fissare i punti di ancoraggio e il software monta automaticamente le varie parti. Anticamente ogni punzone andava inciso a mano a partire da zero.
Infine bisogna aggiungere legature e varianti contestuali.
Scriveva un altro grande personaggio della storia della tipografia, Giambattista Bodoni, nella prefazione del suo Manuale Tipografiche all'inizio dell'Ottocento.
"Né più direi su questa moltiplicità, se non che a farne concetto esatto parmi necessaria la notizia del numero delle forme, che al getto si richiedono d'un solo carattere con tutto il convenevol corredo di lettere doppie, legate, accentate, maiuscole, maiuscolette, maiuscole da due righe, numeri, apostrofi, segni di punteggiatura, ecc. Imperciocché pochi penserebbero che la somma delle matrici per un solo tondo ascende a 196, e che ne bisognano altre 184 per lo corsivo della stessa grandezza e occhio, qual si conviene per potersi al tondo frammettere, ove sia d'uopo. Sicché, alla fabbrica di un compìto assortimento di tipi per un solo contesto fan di mestiero 380 matrici".
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