Caveat
Il Caveat di Impallari Type è al momento il calligrafico più trendy di Google Fonts.
Organizzando la lista per popolarità, è al terzo posto dopo Pacifico di Vernon Adams e Lobster di Impallari Type. La differenza è che questi primi due sono a lettere unite, mentre il Caveat è lettere separate, quasi uno stampatello italico.
“Disegnato sia per brevi annotazioni che per il body text” dice la descrizione, che segnala uno stile diverso nella stessa famiglia, il Caveat Brush, coi tratti molto più spessi.
Nel font c’è qualche accorgimento che permette di variare le lettere in maniera da dare l’aspetto di una normale scrittura a mano.
Impallari è basato in Argentina, mentre la parte cirillica del font è stata aggiunta dalla fonderia russa Cyreal.
Nella sezione Handwritten di Google Fonts il Caveat è al secondo posto per popolarità dietro il Pacifico, davanti allo Shadows Into Light di Kimberly Geswen, sempre a lettere separate ma stavolta con asse verticale se non leggermente inclinato a sinistra.
La sezione Formal invece è dominata dall’Oleo Script di Soytutype, molto pesante, davanti a Great Vibes e Allura, entrambi di Robert Leuschke.
Nella sezione Informal ritroviamo molti dei font già visti. La prima novità al quinto posto è Satisfy, di Sideshow, a lettere unite.
Segue il Permanent Marker di Font Diner, lettere maiuscole a pennarello, e dopo l’Indie Flower c’è il primo incentrato su lettere non latine, il Kalam della Indian Type Foundry, dove si riconosce la linea continua che sovrasta le parole, tipica della scrittura devanagari.
Comunque le posizioni latine non sono state lasciate vuote, le lettere sono separate e hanno un aspetto accattivante. Sono disponibili anche le lettere accentate.
I Calligraphy presenti sul sito al momento sono 383.
All’ultimo posto c’è lo Yugi Hentaigana Akebono, della Kinuta Font Factory, che riproduce lettere credo giapponesi, ottenute digitalizzando quelle tracciate da un certo Yuji Kataoka, calligrafo.
Qui ci sono le lettere latine, anche accentate, ma disegnate solo in versione maiuscola monoline. Non ha senso usare questo font in lingua italiana.
Al penultimo posto della lista troviamo il Playwrite Italia Tradizionale, che riproduce la scrittura che si insegnava ai bambini della scuola fino a pochi anni fa (e forse anche ora). È la variante di un progetto che ha adattato le lettere alle calligrafie scolastiche di vari Paesi, generando parecchi font. Questo non lo condivido del tutto perché la P, la D e la R non chiudono sulla sinistra, come invece avveniva sui nostri abbecedari.
Saltando le infinite varianti del Playwrite, e un Edu Australia, viene fuori che il calligrafico più sfortunato è il Puppies Play di Robert Leuschke.
Formale ma scomposto, con troppi svolazzi a spirale.
Per quanto riguarda le statistiche di Google, noto che per qualche motivo è stata fatta sparire la lista dei Paesi i cui viene maggiormente usato ciascun font. Ora vengono forniti due numeri soltanto: quello del numero di volte che i server di Google hanno fornito il font nell’ultima settimana, e il numero di siti web in cui ciascun font è incluso.
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