Come scegliere i font

Su Youtube si può vedere un filmato in inglese di 45 minuti realizzato due anni fa da Flux Academy, in cui si dà qualche consiglio su come scegliere i caratteri tipografici da usare nel proprio progetto.

Il primo punto secondo l’autore consiste nel mettere per iscritto quello che si sta cercando, le parole chiave, le sensazioni. Stiamo cercando un font serio o gioioso? Qualcosa di elegante o di informale? Può aiutare anche provare a fare un disegno di come dovrebbe essere la scritta, prima di iniziare a cercare.

Il secondo punto consiste nell’iniziare a lavorare con i font di base, con quelli che si hanno a disposizione. C’è un altro video che viene consigliato, in cui si dice che bastano soltanto sei font in tutto per fare qualsiasi cosa. Il riferimento è a quanto affermato da Massimo Vignelli, famosissimo designer italiano, il cui nome pronunciato in inglese è quasi irriconoscibile.

I font citati sono Garamond, Bodoni, Century, Futura, Times Roman e Helvetica.

Effettivamente si tratta di una cerchia troppo ristretta, ma comunque, dice l’autore del video, è comodo avere un gruppetto di una ventina di font di categorie diverse da usare come base per i propri lavori, anche per risparmiare tempo.

Questo non significa necessariamente fare delle scelte banali, ma avere un punto di partenza che può anche essere sviluppato in maniera originale. I serif di solito sono associati alla tradizione e i sans alla modernità, ma nel video vengono mostrate pubblicità di prodotti ipertecnologici in cui sono stati usati dei serif, ottenendo un effetto complessivo particolare.

Il terzo punto è l’upgrade, ossia l’elemento in più che aggiunge originalità al progetto. Non ha senso scorrere l’intera lista di font presenti sulla piattaforma con centinaia di possibilità. Bisogna avere in mente fin dall’inizio cosa si sta cercando.

In certi casi si arriva a dei disegni unici e distintivi, in altri casi invece si lavora sui dettagli. Per dire: Arial e Helvetica sono pensati per gli stessi usi, ma passare dall’uno all’altro aggiunge un tocco in più al messaggio, anche se magari il pubblico non se ne rende conto.

La questione del budget ovviamente è determinante: se non si hanno a disposizione soldi ci si può rifornire su Google Fonts. 

Se si ha un abbonamento cloud ad Adobe è incluso anche l’accesso ai font del catalogo della piattaforma. 

Altrimenti si può andare sul sito della Monotype, che ha raccolto quanto di meglio è stato prodotto nella storia della tipografia. 

La piattaforma You Work For Them invece raccoglie il lavoro di fonderie indipendenti e mostra specimen studiati apposta anziché quelli ottenuti in automatico. In questo modo con un solo sguardo è possibile rendersi conto del contesto in cui un certo font potrebbe essere inserito: colori, dimensioni, margini, decorazioni, immagini...

Viene mostrata anche la home page di House Industries, consigliata per chi cerca qualcosa di originale. E ci si sofferma su Pangram Pangram.

Le piattaforme consentono di catalogare i font per generi, per peso, larghezza, parole chiave. Entrare ed iniziare a scorrere l’intera lista è una perdita di tempo, mentre entrare con un’idea ben precisa e restringere la ricerca solo a quei font che hanno le caratteristiche richieste semplifica e velocizza il lavoro.

Un font che visivamente potrebbe essere adatto per un certo uso magari deve essere scartato perché gli mancano delle caratteristiche richieste di volta in volta. Ad esempio se non distingue la I maiuscola dalla l minuscola non è adatto per quegli usi web in cui utenti malintenzionati potrebbero sfruttare questa vulnerabilità per creare profili fake. Oppure se gli manca il supporto per le lingue straniere deve essere escluso quando nel testo da impaginare compaiono lettere con accenti particolari.

La mancanza di un corsivo può essere determinante in certi casi, come l’impaginazione di un libro di letteratura, dove l’uso di un obliquo automatico sarebbe una notevole caduta di stile.

È importante provare i font, si dice ancora nel video, ad esempio per accertarsi che le scritte siano leggibili in piccole dimensioni, se è questo che viene richiesto.

Se una fonderia ha prodotto alcuni font che abbiamo apprezzato e rilascia un nuovo font, quest’ultimo è da prendere in considerazione. Così come bisogna tenere conto delle raccomandazioni, da parte di esperti o di servizi automatici. E se un font è particolarmente popolare si può valutare con più attenzione.

Per rendersi conto delle qualità di ciascun font lo si può confrontare con quelli che già si utilizzano e si considerano punti di riferimento. In questo modo si possono notare dettagli che a prima vista sfuggono, come le differenze nell’occhio medio, nella larghezza delle lettere e così via.

Nella scelta del font è basilare avere delle conoscenze teoriche in proposito, per classificarli a vista e sapere come vanno usati. (Libro consigliato nel video: Designing Type, di Karen Cheng).

Il quarto punto che viene preso in considerazione nel filmato è dedicato agli abbinamenti (pairing).

La scelta classica è quella di variare nell’ambito dello stesso tipo di carattere: titolo in grassetto e testo in regular.

In alternativa si possono usare due o tre font nell’ambito dello stesso progetto che siano ben distinti uno dall’altro, per creare un contrasto.

Un altra cosa da notare per gli abbinamenti sono le caratteristiche complementari. Seguono numerosi esempi.

Nella descrizione del video c’è anche il link per ottenere una guida scritta alla scelta dei caratteri, gratis per chi fornisce l’e-mail.

Commenti

Post più popolari