Girando un po’ tra i geroglifici

Ultimamente si dice che stiamo tornando all’epoca dei geroglifici. Sui nostri smartphone ci sono così tante emoji e sono così facilmente accessibili, che nelle comunicazioni interpersonali ma anche sui social è facile che i messaggi abbiano anche una parte grafica, o solo una parte grafica.

Ma l’idea di cosa siano i geroglifici e che tipo di mondo descrivessero ce l’abbiamo molto vaga.

Su Wikipedia in inglese c’è una lunga tabella con tutti geroglifici che fanno parte di Unicode dal 2009, con la descrizione di ciò che raffigurano, il significato ideografico, eventualmente il valore fonetico e qualche nota.

Pochi giorni fa, dando un’occhiata ai glifi che sono stati approvati da Unicode lo scorso autunno, ho visto sono appena state aggiunte tantissime varianti ai simboli già esistenti.

Così ho fatto la conoscenza con un animale che mi ricordava un barboncino seduto come fosse una persona, e che invece veniva presentato come scimmia. Nella tabella di Wikipedia viene presentato come babbuino. I suoi significati possono essere Thoth (il dio), re, bello, buono, scriba, figlio e parlare. Se sta seduto su un cesto vicino a un recipiente il segno significa clessidra, chissà perché.

Un animale che ispira simpatia è l’animale di Set, forse perché mi ricorda Snoopy. Nessuno ha mai capito che animale sia. Può essere raffigurato seduto, su un cesto, oppure accovacciato, e in questo caso può significare anche tempesta.

Proprio cercando informazioni sull’argomento mi è capitato fra i piedi un poster destinato agli egittologi, che non si è aperto perché pesantissimo (12 MB) ma che ho ritrovato poco fa tra i file scaricati sul computer.

A quanto pare la scrittura egiziana è molto complicata da interpretare, perché lo stesso simbolo può essere usato in combinazione con simboli diversi, per determinarne il significato. Quindi c’è tutto uno studio da farci intorno.

Utilizzando un software apposito, i ricercatori hanno disposto in un grafico i vari simboli che vengono usati in relazione con Set, unendoli con linee di spessore diverso a seconda degli usi.

Inoltre ci sono istogrammi per visualizzare le differenze di uso nello spazio e nel tempo.

Nella seconda parte del poster c’è qualche considerazione sull’animale sr, associato al concetto di predire, annunciare.

Spesso viene trascritto come una giraffa, ma se si va a vedere la forma disegnata nei documenti originali, quasi mai somiglia a una giraffa.

Spesso somiglia all’animale di Set, ma altrettanto spesso se ne distingue in modo evidente.

Sul poster si possono vedere i glifi dell’animale sr raggruppati per forma simile, o messi a confronto con l’animale di Set per ciascun supporto.

L’ultima immagine prova a tracciare linee di separazione tra le varie forme identificate. È vero che in molti casi quest’animale somiglia all’animale di Set, ma il gruppo più numeroso è quello che ricorda il gatto. Abbiamo poi pochi casi di cane, sciacallo, leone o agnello.

Ovviamente tutto ciò può interessare soltanto una piccola manciata di egittologi al mondo, però rende l’idea delle complicazioni enormi che ci sono nello studio della scrittura degli antichi egizi.

In molti campi l’umanità ha iniziato in maniera semplice e poi è passata a cose più complesse. Le prime barche erano dei tronchi galleggianti, scavati, poi dotati di remi, poi di vela, poi si è passati al motore a vapore, diesel, è stata aggiunta la radio, il radar, il navigatore satellitare, eccetera.

Nella scrittura invece è avvenuto qualcosa di opposto: si è iniziato con un insieme di centinaia di ideogrammi da combinare insieme secondo regole complicate, per arrivare poi ad alfabeti composti da una ventina di lettere.

La semplicità è stata una conquista.

La più antica iscrizione geroglifica risale circa al 3000 avanti Cristo.

Già nel 2700 gli stessi egiziani avevano messo a punto 22 geroglifici con valore consonantico, ma non li usavano in autonomia.

La prima scrittura puramente alfabetica risale al 1800 avanti Cristo, quindi dopo che da mille anni si usavano i geroglifici.

Secondo le teorie attuali, cinesi e popoli mesoamericani inventarono l’alfabeto senza legami tra di loro e con gli egiziani.

Invece per Mesopotamia e Valle dell’Indo si ipotizza che i sistemi di scrittura alfabetica sviluppati possano essere stati ispirati a quelli già esistenti.

Dopo l’invenzione della tipografia non sono stati immediatamente disponibili sistemi per inserire le foto in un testo. Quindi dovendo riportare cosa c’era scritto sugli antichi manoscritti o sui reperti archeologici trovati c’erano solo due possibilità: farsi incidere o disegnare apposta la scritta da un artista, oppure procurarsi dei caratteri tipografici appositi.

Oggi qualsiasi iscrizione antica può essere fotografata e diffusa in fotografia, ma la necessità di avere dei caratteri tipografici ad hoc resta, e lo si vede anche nel poster, dove ci sono testi che spiegano l’uso di alcuni glifi, e quindi devono includere i glifi stessi nella frase.

Certo combinare Times New Roman e geroglifici ha qualche controindicazione: si scombussola tutta l’interlinea, ma questo non sembra importante a chi ha realizzato il poster.

Gli utenti Microsoft possono trovare i geroglifici Unicode (il blocco base)  tra i caratteri speciali del font Segoe UI Historic. Gli altri possono ottenerli gratuitamente da Google Fonts (sono nel Noto Sans Egyptian Hieroglyps). Il blocco esteso approvato pochi mesi fa ancora non è disponibile.

I tratti in questi font sono molto più sottili e puliti rispetto a quelli che si vedono nel poster. E questo può essere scomodo, in piccole dimensioni.

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