Mexcellent
Su Creative Bloq si può leggere un articolo in inglese dedicato ai migliori loghi degli anni Sessanta.
Anche se l'autrice è inglese, molti dei loghi presentati sono famosi a livello internazionale.
C'è quello dell'industria di audiocassette Tdk, quello del corriere Ups, e quello dell'associazione ambientalista WWF. Già all'epoca questo raffigurava un panda che avanza verso l'osservatore, ma il contorno era frastagliato per rendere l'idea del pelo dell'animale. Nel 1970 ci fu un primo restyling per rendere la figura più gradevole, finché nel 1986 ne è stata creata la versione stilizzata che ancora oggi si usa.
Il primo logo che viene presentato è quello della pura lana vergine che è di autore italiano: Francesco Grignani, anche se in un primo momento era stato attribuito a Francesco Saroglia.
Il sito Bianco Lapis Design ne racconta in italiano la storia. Grignani faceva parte della giuria che avrebbe dovuto scegliere il logo, quindi non avrebbe potuto partecipare al concorso. Ma la qualità delle proposte italiane era molto bassa, per cui, venne convinto dal Segretariato italiano dei partecipanti nazionali alla gara a disegnare una sua proposta, che venne presentata con lo pseudonimo di Saroglia.
Grignani non votò a favore del suo progetto, e la vittoria finale fu imbarazzante perché bisognò inventare qualche dettaglio in più sull'attività professionale del presunto autore Saroglia, che nessuno aveva mai sentito nominare.
La verità venne rivelata soltanto nel 1980.
Un altro logo famoso degli anni Sessanta è quello delle olimpiadi Mexico 68.
Il disegnatore fu Lance Wyman.
La forma della M è ricorda il Bauhaus, la O ha i due tratti laterali rettilinei verticali, ma soprattutto le aste sono trilineari, ossia composte di tre linee parallele.
Tutte le lettere rientrano in qualche legatura con la lettera precedente, con la successiva o con entrambe.
Nella stessa occasione venne creato un pittogramma diverso per ciascuna disciplina olimpica.
Il logo venne inserito in pattern psichedelici che caratterizzarono l'evento e la città che lo ospitava, dai piccoli souvenir agli allestimenti delle piazze.
Sul sito si può vedere un'esempio delle grafiche che vennero realizzate, con gli occhielli bassi del numero 68 che, essendo perfettamente circolari, andavano a inserirsi esattamente nei due cerchi bassi del logo olimpico, mentre tutt'intorno c'era un intreccio tra linee orizzontali e concentriche in arancione blu e verde, colori molto dissonanti, a cui si aggiungeva il viola del numero e il bianco dei cerchi.
Su Dafont si può trovare il Mexcellent di Typodermic, con lettere trilineari ispirate evidentemente al logo olimpico messicano. Il carattere è disponibile in due versioni: semplice e 3d. In quest'ultimo caso c'è un'ombra nera sul lato destro e inferiore di ogni asta, e tutte le estremità sono chiuse.
L'articolo di Creative Bloq fa parte di una serie che presenta i migliori loghi di ogni decade, a partire dagli anni Venti del Novecento (dove troviamo Ford, Esso, Chanel e Ferrari) arrivando agli anni Dieci di questo secolo, dove ci sono Airbnb, Starbucks, Instagram e Juventus. Quest'ultimo è stato realizzato da Interbrand.
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