Onorio di Tebe

Nel libro Polygraphia di Giovanni Tritemio viene mostrato un alfabeto particolare che viene attribuito a un certo Onorio da Tebe.

Viene citato come fonte un libro di un certo Pietro d’Abano, il quale però non risulta abbia mai parlato di questa cosa.

In seguito Agrippa von Nettesheim, che era stato studente di Tritemio, lo riportò nel suo libro di filosofia occulta. Viene presentato anche in un manoscritto conservato alla British Library di Londra, che però cita Agrippa come fonte.

In seguito l’alfabeto di Onorio è diventato molto popolare, ed è conosciuto ancora oggi come alfabeto delle streghe, visto che viene usato dagli adepti della Wicca.

Si tratta di un sistema di cifratura semplice dell’alfabeto latino, dove a lettera uguale corrisponde simbolo uguale. L’ideale per le ragazzine che vogliono nascondere delle frasi nel loro diario segreto, oggi.

Ma di questo Onorio che si sa? In realtà niente. Dovrebbe trattarsi di un personaggio mitico del medioevo. Qualcuno dice che fosse figlio di Euclide, sovrano dei tebani.

Esiste veramente una città di Tebe, in Grecia, ma non c’è niente di preciso che colleghi il personaggio con la città.

Esiste anche un grimorio, ossia un libro di magie, precedente al tredicesimo secolo, che porta il suo nome, e che non va confuso col grimorio di papa Onorio.

Forse il libro è nato da una conferenza di maghi che hanno condensato le loro conoscenze in 93 capitoli.

Non è da lì però che è stato attinto l’alfabeto.

Dice Wikipedia che Eric Raymond aveva fatto anni fa la proposta di assegnare valori Unicode anche a queste lettere, ma la proposta non è stata mai accolta.

Raymond è uno degli informatici più celebri nel movimento Open Source a partire dalla fine degli anni Novanta.

Wikipedia in italiano dedica un articolo all’alfabeto tebano, mentre un articolo sul grimorio è disponibile solo in inglese e poche altre lingue.

L’enciclopedia mostra qualche foto con le tabella di conversione. Molte delle lettere tebane somigliano ad una m minuscola rialzata, o a una n. Ciò che distingue una lettera dall’altra è la forma del tratto discendente.

C’è anche la foto di una tomba con scritte tebane, realizzata nel diciannovesimo secolo in Galles.

Su Dafont si può trovare un font contenente queste lettere dell’alfabeto al posto di quelle latine. Si chiama Witch of Thebes, autore Indigo Avemour, licenza Public domain / Gpl / Ofl.

Le lettere sono disegnate in maniera un po’ rozza, come sulle antiche stampe, quindi in pagina dovrebbe fare la sua figura.

Mancano i numeri, le lettere accentate e tutti i segni di interpunzione tranne il punto, dove c’è un segno che può essere scambiato per una lettera dell’alfabeto.

In alcuni casi la posizione del segno mancante è tenuta occupata da un segnaposto, mentre in altri è lasciata vuota. Questo può creare qualche problema nell’uso concreto del font. Non basta selezionare un testo e convertirlo in questo font: tutti i numeri vanno persi nella stampa, e qua e là compaiono rettangoli al posto degli apostrofi, per esempio. Insomma, avrebbe bisogno di una sistemata.

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