Julius Sans One
Su Google Fonts c'è una categoria di sans serif che si chiama Glyphic. Peccato che non ne venga data una definizione.
Wiktionary in inglese dà come primo risultato "Inciso, scolpito" e come secondo "pertinente ai glifi".
Col secondo significato qualunque font sarebbe glifico, visto che qualsiasi rappresentazione visuale di una lettera dell'alfabeto è un glifo.
Col primo significato lascerebbe pensare ci si tratti di font in cui la forma delle lettere è ispirata a iscrizioni decorative che compaiono su edifici, monumenti, lapidi.
My Fonts dà una definizione di glyphic fonts: "I font glifici traggono la loro ispirazioni da antiche iscrizioni incise nella pietra. Presentano caratteristiche distintive come grazie nette, contrasto minimo nel peso del tratto e asse dei tratti curvi che tende ad essere verticale. Una caratteristica distintiva di molti di questi disegni sono grazie a forma triangolare o una svasatura dei tratti del carattere dove terminano".
Insomma, il sito dà per scontato che della categoria facciano parte soltanto caratteri serif.
Invece il più trendy tra quelli di Google Fonts è un sans, all caps, che si chiama Julius Sans One, di un autore dal nome italiano, Luciano Vergara.
Il font è anche taggato Feeling-Vintage, Seasonal-Valentine's, Feeling-Stiff e Feeling-Artistic.
Da descrizione si limita a dire che il lavoro è stato realizzato dalla fonderia cilena LatinoType.
Dell'autore non viene fornita nessuna biografia.
Ne troviamo una su Identifont, da cui viene fuori che è cileno.
La lista dei font disegnati da lui riempie quattro pagine.
Tra i più popolari troviamo un sans serif, Antartida, e un serif, Abstract One.
Il Julius Sans One è l'unico suo lavoro caricato su Google Fonts.
Risulta incluso in 167 mila siti web.
Pur essendo un senza grazie, non stonerebbe su qualche targa commemorativa. I tratti sono sottili, e spesso ci sono tocchi umanistici che lo distinguono dai senza grazie che si usano per scopi commerciali. Vedi la R con gamba lunga e sinuosa, quasi rinascimentale.
In origine le lettere degli alfabeti fenicio-greco-latino erano senza grazie. I romani inventarono le grazie e da allora i caratteri graziati l'hanno fatta da padroni. Anche se nel medioevo si usava talvolta uno stile gotico sine pedibus, nel mondo della tipografia furono in uso solo caratteri serif, insieme agli italici e ai gotici, fino all'Ottocento.
Da quel momento in poi i sans hanno cominciato ad espandersi e oggi sono ovunque. Se sparissero di colpo non potremmo leggere né la rubrica del nostro cellulare, né i titoli dei libri di letteratura, né le notizie che scorrono in sovraimpressione in tv o i nomi dei prodotti commerciali.
Da un lato la forma delle lettere si è evoluta in maniera tale da rendere invisibile il font, ossia da fare in modo che il lettore si concentri sul testo senza neanche fare caso alla forma delle lettere. Dall'altro sono stati sviluppati font dalle forme particolarmente originali, che si fanno notare. Alcuni stili sono sopravvissuti al tempo, come il Bauhaus, altri invece sono stati abbandonati e si vedono solo in qualche uso rétro.
Fonts In Use non elenca il Julius Sans tra i font di Vergara.
Le segnalazioni sono solo quattro: DIY Time, Los Lana, Neogrotesk e Niemeyer, ma la lista prosegue con parecchi font di cui il sito non conosce usi.
In molti degli altri font che compaiono nella lista dei Sans-Glyphic di Google Fonts troviamo lettere che a prima vista definiremmo serif. Solo che le grazie non sono ottenute aggiungendo tacche perpendicolari alle aste, bensì derivano da un rigonfiamento graduale delle aste stesse.
Insomma, il Julius One è un'eccezione, mentre molti dei font della categoria corrispondono alla definizione che abbiamo letto su MyFonts.
I Glyphic di Google Fonts sono solo 25. Il meno trendy di tutti è il Fugaz One, di LatinoType. Questo è sicuramente un sans, dai tratti pesanti, asse leggermente inclinato in avanti, occhielli chiusi nei tratti discendenti di f, g e y.
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