Mergenthaler e la Linotype
Su Youtube si può vedere un breve documentario di 10 minuti che ripercorre a grandi linee la storia dell'invenzione della linotype e la vita del suo inventore, Ottmar Mergenthaler.
Nato in Germania nel 1854, Mergenthaler si trasferì negli Stati Uniti all'età di 18 anni.
Lavorava come orologiaio, e venne contattato da uno stenografo che aveva bisogno di una macchina che gli permettesse di produrre rapidamente numerose copie dei documenti che doveva consegnare a vari destinatari.
Mergenthaler lavorò al progetto, ma il risultato non fu soddisfacente.
Tuttavia le sue ricerche continuarono, e portarono all'invenzione della linotype, una macchina che aveva appunto lo scopo di produrre una "line of type", una riga di testo in piombo, con le lettere in rilievo.
Fino a quel momento non c'erano state innovazioni nella tipografia fin dai tempi di Gutenberg. Il tipografo doveva prendere i caratteri uno alla volta dagli appositi scompartimenti, a mano, e doveva rimetterli al loro posto, uno alla volta, dopo avere finito di stampare.
La macchina inventata da Mergenthaler invece aveva una tastiera su cui bastava digitare il testo. Automaticamente le matrici si allineavano nel compositoio. Una volta completata la riga, un getto di metallo fuso veniva pompato sulle matrici, si solidificava all'istante e veniva fuori bello e pronto, mentre le matrici automaticamente se ne tornavano ciascuna al suo posto.
Tutto ciò permetteva di ridurre notevolmente sia i tempi di produzione che i costi. Il New York Tribune, uno dei principali giornali di New York, acquistò la sua prima linotype nel 1886.
Col passare del tempo tutti i giornali del mondo dovettero dotarsi di sistemi del genere, così come anche tipografi ed editori vari. Nel filmato si dice che nel 1899 erano in funzione diecimila linotype, mentre nel 1956 erano oltre centomila in tutto il mondo.
Nel corso del tempo furono introdotte varie migliorie tecnologiche, anche con l'avvento dell'elettronica, ma il meccanismo di base rimase invariato fino all'arrivo della fotocomposizione, negli anni Settanta del Novecento.
Il filmato segue gli sviluppi delle società che producevano la linotype e il successo dell'invenzione nelle varie esposizioni che in quel periodo vennero usate per presentare le meraviglie della società industriale.
L'inventore della lampadina Thomas Edison, che vide la linotype all'esposizione di Chicago del 1893, la definì "l'ottava meraviglia del mondo". In effetti anche al giorno d'oggi vedere in funzione una macchina del genere, a quei pochi eventi in cui viene rimessa in funzione, lascia a bocca aperta. E' tutta basata sulla meccanica, leve, ingranaggi, alberi a camme, cinghie. E sono tutte parti a vista. I circuiti di un nostro smartphone sono infinitamente più complicati, ma sono all'interno. Se premiamo A sulla tastiera e compare A sullo schermo, non ci stupisce più di tanto. Sulla linotype invece si vedono le matrici che cadono e si allineano e poi si spostano e poi un braccio meccanico le porta su e vengono lasciate cadere nei vari scompartimenti, mentre ci sono ingranaggi che girano, leve, interruttori. Insomma, ci si rende immediatamente conto della complessità del meccanismo, che funzionava senza nessun bisogno di "intelligenza artificiale" come la intendiamo noi. Le prime linotype potevano funzionare senza di elettricità: bastava una macchina a vapore che mettesse in funzione i meccanismi, e un fornelletto a gas per sciogliere il metallo necessario a produrre le righe.
Il povero Mergenthaler morì a soli 44 anni, essendo malato di tubercolosi.
Nel 1976 la Linotype smise di produrre macchine di questo tipo, anche se restò sul mercato tipografico con i sistemi di composizione "a freddo". Il suo prodotto di punta all'epoca divenne il Crtronic, il quale non faceva uso di caratteri tipografici in rilievo, ossia del sistema inventato da Gutenberg cinquecento anni prima. Il principio su cui ci si basava era quello della fotocomposizione: un raggio luminoso con la forma della lettera veniva proiettato su carta o pellicola fotografica. Questo perché era stata inventato il metodo di stampa offset, che si basava non sulla presenza di elementi in rilievo ma sulle proprietà chimiche degli inchiostri e dei materiali. Per stampare in questo modo si usavano, e si usano ancora, lastre sulle quali il testo da stampare può essere trasferito con tecniche fotografiche.
Il filmato non sarà di qualità televisiva, ma comunque è stato realizzato sulla base di una ricerca iconografica accurata, in maniera tale che quando viene nominata una fabbrica, una città, una persona, in video compare la foto corrispondente.
L'altro giorno in tv ho visto che il giornalista di una trasmissione aveva realizzato un servizio sugli anni Sessanta usando solo immagini realizzate con l'intelligenza artificiale. E qualcuno si è lamentato per le foto realizzate con l'IA inserite in un documentario su Edoardo Bennato che è da poco andato in onda.
L'intelligenza artificiale riesce a produrre immagini di qualità che non possono essere realizzate con tecniche tradizionali, non in così poco tempo e non da tutti. Ma assembla i particolari a casaccio. Se gli chiedi di disegnarti un tipografo, te lo disegna alle prese con un macchinario con un piano orizzontale su cui ci sono vari elementi ripetuti, vicino a ruote, viti, leve o quant'altro. Ma se dopo lo stupore iniziale ti metti a vedere a cosa sono attaccate le varie ruote, ti rendi conto che è tutta apparenza, la macchina che ha costruito non potrebbe funzionare in nessun modo.
Se oggi ai giornalisti può venire in mente di usare immagini realizzate con l'IA in un documentario, senza neanche segnalarle, ho paura per quello che potrà avvenire tra qualche anno, quando chiunque inizierà a mettere in circolazione immagini di qualità piene di dettagli insensati, e queste saranno così tante da nascondere e oscurare quelle poche foto reali che furono realizzate all'epoca.
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