Soyombo

Il soyombo è un abugida storico della famiglia brahmi, scritto da sinistra a destra. Si usava tra la fine del Seicento e il Settecento come scrittura cerimoniale e decorativa per la lingua mongola, oltre che sporadicamente per sanscrito e tibetano. 

Queste sono le poche informazioni che vengono fornite su Google Fonts, dove si trova il Noto Sans Soyombo, uno dei font della superfamiglia che l'azienda sta mettendo in piedi per poter supportare qualunque scrittura esistente ed esistita al mondo. 

Notiamo che tutti i glifi di questa scrittura hanno una caratteristica in comune: una linea verticale sul lato destro. Per il resto non somigliano neanche lontanamente alle lettere latine o di altri alfabeti conosciuti. 

Wikipedia in italiano ha una pagina dedicata al Sojombo, ma solo col significato di simbolo speciale della scrittura Sojombo mongola inventata dal monaco Zanabazar nel 1686. 

Si tratta di un simbolo che compare nella bandiera della Mongolia, su monete, francobolli e targhe automobilistiche. 

Il segno è disegnato in due varianti: una veniva usata all'inizio del testo, l'altra alla fine. 

Al centro c'è un simbolo che ricorda quello dello yin e dello yang, con la differenza che entrambe le metà del cerchio sono identiche: bianche con pallino nero, in una versione, o nere con pallino bianco nell'altra. 

Sopra c'è un triangolo che sovrasta un rettangolo, sotto c'è un rettangolo che sovrasta un triangolo. Due rettangoli delimitano questa parte centrale a destra e sinistra. Sopra c'è uno spicchio di luna a U, un cerchio (vuoto in una versione e pieno nell'altra), e una fiammella.

Nella pagina c'è un paragrafo che spiega il significato di ciascuno di questi elementi.

Zanabazar è stato il primo leader spirituale del buddismo tibetano in Mongolia, e inventò anche un'altra scrittura, chiamata quadrata orizzontale. 

38 anni prima un certo monaco buddista Zaya Pandita aveva creato il Clear Script per la lingua Oirat, sulla base della scrittura mongola, per trascrivere sanscrito e altre lingue tibetane. 

L'ispirazione del soyombo è tratta dal Devanagari, per cui le lettere sembrano pendere tutte al disotto di una linea superiore, anche se in questo caso non sono unite con quelle che compongolo la stessa parola. 

La forma base delle lettere deriva dall'alfabeto ranjana, mentre alcuni dettagli ricordano gli alfabeti mongoli e turco antico. 

Ogni carattere rappresenta una sillaba composta da tre elementi: una prima consonante, una seconda consonante e una vocale lunga. 

Insomma, gli unici elementi costanti in tutte le lettere sono il triangolo in alto, che punta in basso e il tratto verticale sulla destra. 

Gli altri elementi vengono montati su questa struttura in maniera diversa a seconda della lingua. 

Wikipedia contiene varie tabelle con le lettere, ma chi non ha installato il font che supporta questa scrittura vede soltanto rettangolini vuoti. 

Su Wikipedia in italiano c'è una brevissima scheda dedicata a Zanabazar, ma senza nessun riferimento alla scrittura. 

La scrittura quadrata di Zanabazar è pressoché sconosciuta. Solo due edizioni di Wikipedia le dedicano una voce apposita, oltre a quella inglese. 

Il nome deriva dal fatto che tutti i tratti sono rettilinei e tutti gli angoli sono retti. 

Il sito dice solo che è stata scoperta nel 1801 e che "le applicazioni di questa scrittura durante il periodo in cui è stata usata non sono conosciute". 

E quindi dove è stata scoperta?

Chissà. 

Su BableStone si possono vedere dei block print in scrittura quadrata, ossia stampe ottenute da un testo inciso su una tavoletta di legno, senza uso di caratteri mobili. Il sito dà parecchie indicazioni su come si scrive con questi caratteri e fornisce anche un font adatto. 

Visto che questa scrittura è in Unicode dal 2017, ne è già disponibile la versione Noto, su Google Fonts: il file si chiama Noto Sans Zanabazar Square

Necessita di software in grado di supportare un layout di testo complesso (shaping), dice il sito. 

I siti che includono questo font nelle loro pagine sono poco meno di cinquemila. 

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