Alfabeto dei Magi
Tra i vari alfabeti magici che vengono citati qua e là sul web c'è anche l'Alfabeto dei Magi, di cui ne esiste anche una versione in forma di font gratuito, realizzato prima del 2005 da autore anonimo e caricata su Dafont.
Tuttavia mancano informazioni più dettagliate. Si dice solo che è stato attribuito a Paracelso, medico, alchimista e astrologo svizzero il cui vero nome era Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim.
Il personaggio in questione è nato alla fine del Quattrocento e morto prima della metà del secolo successivo.
Si occupò tra le altre cose di alchimia e inventò la spagiria che era simile ma si basava sulle sostanze vegetali. Valorizzò l'aspetto medico di queste discipline, ossia si concentrò su come usare sostanze minerali e vegetali per curare le malattie. Questo lo fece entrare in polemica con l'alchimia e la medicina tradizionali.
Se da un lato possiamo apprezzare i suoi sforzi, dall'altro non ci resta che rimanere allibiti per il contesto in cui dovette sviluppare le sue idee. Le teorie in circolazione all'epoca infatti non escludevano la presenza di spiriti, elementi, influssi dei pianeti, eccetera, per cui per gestire tutte queste forze bisognava utilizzare come riferimento un sistema complesso. Come curare il fegato senza tenere conto del pianeta Giove? Come curare i reni senza tenere conto di Venere? Paracelso considerava ciarlatani quei medici che non sapevano nulla di astrologia.
Nei testi alchemici era comune l'uso di simboli particolari per i vari elementi, i pianeti, i segni zodiacali e per le varie operazioni da eseguire. Se in un moderno libro di chimica i vari elementi sono indicati da sigle composte di lettere dell'alfabeto, o in un libro di matematica si trovano segni particolari per indicare limiti, sommatorie e funzioni varie, nei libri dell'epoca era comune trovare segni strani di tutti i generi. In alcuni casi si faceva ciò per comodità, in altri casi bisognava mantenere nascoste certe informazioni. Si usavano quindi simboli il cui significato era occulto ai più.
Inoltre dovendo evocare spiriti o mettersi in comunicazione con loro, si potevano usare lettere o scrivere interi messaggi utilizzando alfabeti misteriosi, che se non altro richiedevano un certo impegno per essere scritti e staccavano il messaggio dalla sua dimensione terrena indirizzandolo ai destinatari soprannaturali.
Ad esempio si potevano realizzare degli amuleti, che ovviamente erano potenti solo se recavano impresse le lettere e i simboli giusti.
La pagina di Wikipedia dedicata a Paracelso non cita mai il cosiddetto Alfabeto dei Magi. Al massimo mostra una foto di un'edizione seicentesca di uno dei suoi libri. Alla forma del corpo umano sono sovrapposte le orbite delle sfere celesti, con una nuvola splendente al disopra della testa dove si legge forse il nome di Dio in lettere ebraiche. Rende l'idea del modo di pensare che era diffuso all'epoca, ma nell'illustrazione non si vedono particolari simboli occulti.
In uno dei commenti al font su Dafont si legge che l'Alfabeto dei Magi è tratto dall'Archidoxis Magica stampata nel 1591.
Wikipedia dedica un articolo a questo testo solo in inglese e in altre due lingue.
A quanto pare, già l'editore all'epoca dubitava che si trattasse di un testo di Paracelso, il quale si era occupato sì di astrologia e divinazione, ma non di magia vere e propria, mentre qui si ha a che fare con i talismani.
Potrebbe essere stato scritto mentre Paracelso era ancora vivo, forse da qualcuno influenzato dai suoi lavori, come traspare dai primi libri, ma è considerato improbabile che si tratti di un'opera scritta da lui.
Il sito Books Of Magick dedica una breve scheda all'Archidoxes Of Magic, e nella stessa pagina ci mette la foto di una vecchia stampa dove è raffigurato un amuleto triangolare con vari segni misteriosi disegnati sopra.
Tratta da quale edizione? Non c'è scritto.
Comunque i segni in questione non corrispondono a quelli del font digitale che ho trovato, quindi non so a che cosa si riferiscano.
Chiaramente non sono caratteri tipografici: si tratta di un'incisione realizzata apposta.
Nella stessa foto si vede anche una parte del testo stampato della pagina.
Dal punto di vista tipografico, notiamo le imperfezioni che c'erano all'epoca. Ad esempio non era facile mantenere le lettere allineate: nella terza riga ad esempio si vede prima una e e poi una t che scivolano leggermente sotto la linea di base.
Poi vediamo che era difficile mantenere le aste tutte dello stesso spessore: il tratto della t è molto più pesante di quello della h.
All'epoca si usava ancora la s lunga tranne in finale di parola. Questo prevedeva l'uso di legature oggi scomparse, come si o sh.
Era già stabilito che il corsivo poteva essere usato in combinazione col tondo per mettere in evidenza alcune parole, in questo caso la parola Moon, Luna, con una M italica con un ingombrante svolazzo sulla sinistra.
Ovviamente il testo è facilmente leggibile, dato che la forma base delle lettere è rimasta pressoché invariata negli ultimi secoli ed è praticamente la stessa che usiamo noi, a parte la s.
Le imprecisioni della stampa e l'eleganza della corsiva distinguono quel testo da quelli stampati oggi.
E comunque la qualità è buona: su molti quotidiani della prima metà del Novecento capitava ancora che l'inchiostro riempisse il buco in lettere come a ed e, mentre invece qui la controforma interna non sparisce mai del tutto.
Una foto intera della pagina può essere trovata su Pinterest.
Tra l'altro si vede che qualche riga più in basso compare nel testo il simbolo di Mercurio, non come illustrazione ma come carattere tipografico.
Un link manda ad Archive.org, dove si può sfogliare, gratuitamente e senza iscrizione, l'intero libro, un'edizione stampata a Londra nel 1656.
Da notare il frontespizio col titolo suddiviso in numerose righe, variando grandezza e stile dei font usati, solo serif e italici, spesso in minuscolo ma con qualche riga in maiuscolo e qualche parola in maiuscoletto.
Nelle pagine successive, la parte superiore è decorata con elementi che si ripetono in orizzontale a formare dei fregi.
Bei capolettera outlline con ombra, in dimensioni enormi, otto righe circa.
In basso su ogni pagina c'è la prima parola della pagina successiva, come si usava all'epoca, e ka prima pagina di ogni fascicolo ha anche le indicazioni a vista per il rilegatore (una lettera dell'alfabeto e un numero).
Gli amuleti con i segni misteriosi cominciano a comparire intorno a pagina 100, con indicazioni dettagliate sul loro uso.
Sfoglio il libro rapidamente, ma non mi sembra che da qualche parte ci sia una qualche tabella specifica col significato di ciascun segno e con l'associazione a lettere dell'alfabeto.
Commenti
Posta un commento