Minerva
Su Youtube si può vedere un video in lingua spagnola che mostra una "minerva" in funzione.
Si tratta di una pressa da stampa che si usava ai tempi dei caratteri in rilievo, forse a cavallo tra Ottocento e Novecento. La forma coi caratteri in metallo veniva montata in verticale, dei rulli prendevano l'inchiostro da un piatto rotante in alto e lo trasferivano sui caratteri, il piano col foglio veniva premuto contro la forma.
A differenza delle macchine successive, come la Heidelberg, qui non c'era nessun meccanismo che per lo spostamento dei fogli, che andava fatto a mano. Il tipografo doveva prelevare al volo il foglio già stampato, e con destrezza, prima che il dispositivo si richiudesse, inserire nella posizione corretta il foglio da stampare. L'operazione poteva essere rischiosa: se la mano restava chiusa nella pressa potevano esserci delle fratture.
Le macchine di questo genere vennero inventate nell'Ottocento, quando la società industriale trovò soluzioni meccaniche per automatizzare operazioni che si erano svolte diversamente per secoli. Dall'invenzione della tipografia da parte di Gutenberg fino all'Ottocento, le presse da stampa erano costruite a forma di torchio tipografico, con i caratteri disposti su un piano orizzontale, su cui veniva appoggiato a mano un foglio; il carrello veniva fatto scorrere sotto il piano che doveva esercitare la pressione, il quale veniva abbassato tirando una leva collegata con una vite che trasferiva il movimento verso il basso.
Nell'Ottocento questo meccanismo venne sostituito dalle platine, che funzionavano inizialmente anche grazie alla pressione ritmica del piede su un pedale che trasferiva il movimento a una ruota che azionava tutti i maccanismi della macchina; oppure dalle piano-cilindriche, che si usavano per i formati più grandi; infine dalle rotative, che permettevano grandi tirature in poco tempo.
I meccanismi delle platine, inizialmente azionati a pedale, in seguito vennero azionati da un motore a parte, elettrico soprattutto, che faceva funzionare anche una pompa che muoveva l'aria nei tubicini per sollevare i fogli e spostarli automaticamente da una parte all'altra del macchinario.
Peccato che i filmati in italiano siano ben pochi. Le platine continuarono ad essere usate fino agli anni Ottanta, forse, quando iniziarono ad essere sostituite da macchine in grado di stampare documenti impaginati a computer. In gran parte sono sparite: erano grandi, ingombranti e molto pesanti, non è come un vecchio cellulare che uno lo tiene in un cassetto per ricordo. Così come sono ingombranti gli armadietti pieni di caratteri mobili che erano necessari per comporre le pagine da stampare. Tuttavia alcuni appassionati hanno mantenuto in funzione qualche esemplare, che chiaramente non può competere dal punto di vista economico con i dispositivi più moderni ma è comunque una curiosità che può essere mostrata ai visitatori del laboratorio o del museo oltre ad essere utilizzata per produrre qualche lavoro per i clienti più esigenti.
Tra i video simili Youtube consiglia un altro video, caricato da un utente brasiliano stavolta. Qui non ci sono parole ma una musica di sottofondo che sovrasta i rumori d'ambiente. E c'è un montaggio professionale. Che forse può essere gradevole all'occhio ma non consente allo spettatore di rendersi conto di come è strutturata la macchina che sta guardando. Comunque si legge la parola minerva nel titolo.
Chi, dove e quando produceva le macchine minerva?
Secondo un sito britannico un fabbricante era H. S. Cropper & Co., a Nottingham. Il sito mostra un esemplare del 1870, appunto senza motorino elettrico ma col pedale centrale che doveva essere premuto dal tipografo.
La ruota è fermata da una catena con lucchetto, forse si ha paura che qualche visitatore la faccia girare fratturandosi qualche dito nei meccanismi.
Anche se a prima vista non sembra particolarmente ingombrante, la scheda indica che ha un peso di ben 450 chilogrammi. A parte alcuni ripiani in legno e i rulli in gomma, tutto il resto è in metallo.
Le dimensioni in metri sono 1,30 x 1,20 x 1.
Curiosità: ho chiesto a Copilot, l'intelligenza artificiale di Microsoft, quale materiale si usava per costruire le platine tipografiche ottocentesche. Mi ha risposto che si usava un metallo, "come il piombo, lo stagno e l'antimonio".
Una risposta abbastanza ridicola, mitigata dal fatto che dalle frasi successive si capisce che sta parlando dei caratteri tipografici, fabbricati talvolta anche in legno nel caso dovessero essere di grandi dimensioni.
Il piombo è un materiale molto duttile che si scioglie e si deforma facilmente. E' impossibile che possa essere utilizzato per costruire delle presse, che sarebbero dovuto essere robuste e resistenti per sopportare le pressioni elevate necessarie per trasferire l'inchiostro sulla carta.
Infatti quando chiedo con cosa si costruivano le presse tipografiche mi dice che si usavano metalli come ferro e acciaio.
Resta il fatto che non bisogna mai fidarsi di quello che dice un'intelligenza artificiale.
Già che ci sono le chiedo cosa è una platina.
"In tipografia la platina è una parte della pressa tipografica. Si tratta di una superficie piatta, generalmente metallica, che viene premuta contro la matrice o il tipo mobile per trasferire l'inchiostro sulla carta. La platina funziona come un elemento di pressione nel processo di stampa, assicurando che l'immagine o il testo vengano stampati in maniera uniforme".
E fin qui tutto bene. Ma non c'è nessun accenno alla categoria di macchine tipografiche.
Sul sito del Museo della Carta invece c'è una sezione dedicata alle "platine" esposte nella sala 2. Ne vengono mostrate tre a pedale, più una risalente agli anni Cinquanta azionata da un motorino elettrico alimentato a corrente 380 trifase.
Faccio a Copilot anche una domanda sulle minerva: in quali anni erano in produzione?
Copilot mi risponde che furono introdotte nel 1921 e che restarono in produzione "per decenni".
Il link mi porta ad un articolo in italiano sul sito Laimprentavintage. Oddio, forse è tradotto in automatico da qualche intelligenza artificiale. Il che aumenta le mie preoccupazioni per il decadimento delle informazioni che si possono trovare sul web.
Che intende l'articolo quando parla di "spruzzatura di polvere"? Un tempo potevi immaginare che chi aveva scritto l'articolo sapeva di cosa stava parlando e fossi tu a non essere all'altezza. Ora invece è facile dare per scontato che neanche la cosa che ha scritto l'articolo sapesse di cosa stava parlando.
Comunque il testo parla di una Original Heidelberg definendola "minerva".
L'anno 1921 compare nella frase che dice: "Grazie all'automazione, la Minerva raggiunse già una velocità di 3.000 fogli all'ora nel 1921, l'anno del suo lancio".
Ovvio: la macchina è già dotata di un dispositivo pneumatico che sposta i fogli in automatico.
Ma si chiamava Minerva? O minerva era un nome generico che si applicava a tutte le platine?
Trovo un sito in spagnolo chiamato Laimprentacg che mostra una foto di una pedalina fabbricata nel 1881 dalla Chandler&Price di Cleveland, Ohio, Usa.
Il sito linka una pagina di Wikipedia in spagnolo dedicato alla "maquina minerva", dove appunto si dice che la minerva, con la m minuscola, "è una macchina tipografica di piccole dimensioni utilizzata dalla fine del secolo diciannovesimo".
"Fu la macchina più utilizzata nella tipografia finché non apparvero le prime presse cilindriche a metà del secolo ventesimo, dove la carta si colloca sopra un cilindro che esercita la pressione sopra la forma, permettendo una maggiore velocità".
Il link alle presse cilindriche è colorato in rosso, quindi significa che non c'è ancora un articolo dedicato. Purtroppo. Collocare l'invenzione delle presse cilindriche a metà del ventesimo secolo è un anacronismo bello grosso: esistevano già dall'Ottocento, come pure esistevano le rotative.
L'articolo in spagnolo dedicato alle minerva non è collegato a quello in nessuna altra lingua su Wikipedia.
L'articolo contiene un paragrafo in cui si spiega il funzionamento della macchina, e una lista di modelli fabbricati, senza nessun riferimento all'anno.
Nella lista compaiono i nomi sia della Heidelberg T, "La mas famosas de las minervas", sia quello della fabbrica italiana Nebiolo, fino ad arrivare alla piccola Adana, che era una pressa da tavolo per i formati più piccoli che non aveva parti che ruotavano in maniera continua e veniva mossa tirando giù di volta in volta una leva collegata col meccanismo di chiusura.
Gli altri nomi citati sono Barcino, Victoria, Hispania, Boston e Jores.
In un articolo pubblicato su Il Mio Libro è scritto che già nel 1814 venne inventata da Koenig e Bauer una pressa a cilindri di pressione accoppiati poi perfezionata in una macchina da stampa a due giri e rotazione continua del cilindro che venne prodotta a partire dal 1817.
Sull'esempio della fabbrica tedesca, aprirono in Italia dal 1848 Uguet, Tarizzo, Bollito, Nebiolo e Saroglia.
Il sito Hyster dice esplicitamente che la prima pianocilindrica al mondo è quella di Koenig e Bauer del 1812.
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