Saurashtra
La scrittura saurashtra è un'abugida usato per scrivere la lingua omonima. E' stato messo a punto di recente, nel diciannovesimo secolo, e si usa ancora oggi in India.
Secondo Wikipedia in inglese coloro che parlano la lingua saurashtra sono poco meno di 250 mila.
La descrizione della situazione locale mi pare un po' intricata. Da quello che riesco a capire, la lingua è quella di una minoranza, e non viene insegnata nelle scuole, ma solo da organizzazioni volontarie. Il resto della popolazione scrive in scrittura gujarati. L'articolo parla anche di libri in lingua saurashtra stampati in caratteri devanagari o tamil con segni diacritici sopra alcune consonanti.
La pagina di Wikipedia contiene varie tabelle con i caratteri che compongono questa scrittura, che presuppongono che l'utente abbia installato un font in grado di supportarla. In caso contrario vengono visualizzati solo tofu, ossia quadratini vuoti.
A differenza di altre forme di scrittura che adottano i normali numeri arabi per indicare le cifre, qui vengono usati numeri dalla forma particolare. Non si tratta di una stranezza eccessiva, dato che nella scrittura devanagari avviene lo stesso e la forma base di questi caratteri è stata attinta da lì.
Wikipedia parla di questa scrittura in 10 lingue soltanto, e l'italiano non è tra queste.
Omniglot dedica una pagina a come si conta in Saurashtra, nella quale ogni numero viene indicato sia in cifre arabe che in quelle proprie di questa forma di scrittura. Solo che c'è lo stesso problema di Wikipedia: se l'utente non ha installato un font adatto sul suo computer, vede solo quadratini.
I link sottostanti non portano da nessuna parte, e questo lascia supporre che questa lingua non sia poi così in salute.
Non poteva mancare una versione del Noto dedicata a questa scrittura, in stile Sans.
La caratteristica principale delle lettere è che sono composte in gran parte da tratti curvi, come altre scritture asiatiche nate quando ancora si scriveva su foglie di palma, dove le linee rette erano sconsigliabili perché si rischiava di danneggiare le fibre del supporto.
Il font contiene i numeri sia nella versione araba che usiamo anche noi sia nella versione locale. Lo 0 ha pressappoco la stessa forma nelle due versioni. L'1 si fa a forma di 9. Il 2 e il 3 sono simili ai nostri. Le altre cifre invece sono molto diverse: il 4 è una specie di 8 aperto in alto, mentre l'8 è un cerchietto da cui parte un tratto che prima va in alto e poi in basso, versione ruotata di 180 gradi del 7. Il 6 è una specie di E. Il 5 è una specie di S barrata. Il 9 ricorda lontanamente un 6 aperto.
Google Fonts linka Script Source che fa una stima molto più bassa sul numero di parlanti: 130 mila persone.
Anche qui le informazioni sull'origine di questa scrittura sono vaghe, e si complica il quadro dicendo che la stessa lingua viene scritta nelle scritture tamil, telugu e devanagari, mentre non si fa cenno al gujarati.
Il termine abugida indica un alfasillabario, ossia un sistema di scrittura che fonde una consonante e una vocale intrinseca.
La parola si usa comunemente anche in lingua italiana, ma sui principali dizionari online non è stata ancora inserita.
Il termine è stato introdotto solo da pochi anni: l'idea è venuta nel 1990 al linguista Peter Daniels.
La parola è formata dalle prime quattro lettere della scrittura ge'ez, che si usava in Etiopia fino al quattordicesimo secolo.
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