Gutenberg in Tennessee. Il web e la stupidità artificiale
Due anni fa il Tennessee Bible Museum ha caricato su Youtube un video in cui viene mostrato come si stampa una pagina della Bibbia usando una riproduzione della pressa di Gutenberg.
La pressa è quella realizzata perr l'Enduring Word Museum di Weatherford, in Texas, ma in quel periodo era stata portata al museo della Bibbia che si trova a Pigeon Forge in Tennessee.
In realtà nessuno sa di preciso come era fatta la pressa dell'inventore della tipografia. Per costruire le varie repliche che studiosi e appassionati hanno realizzato in giro per il mondo ci si è basati sulle raffigurazioni che si vedono nelle stampe realizzate nei decenni successivi, verso la fine del Quattrocento o anche inizio Cinquecento.
La pressa di Gutenberg nasceva come derivazione del torchio che si usava per pigiare l'uva, dove c'era una vite che spingeva verso il basso un piano quando l'operatore tirava verso di sé una leva. Chiaramente furono necessari degli adattamenti, perché nella stampa tipografica il movimento del piano deve essere solo verticale, senza nessuna rotazione, per non sbaffare il foglio.
Lo stesso schema costruttivo venne utilizzato fino all'Ottocento, pur con numerosi miglioramenti tra cui l'uso del metallo al posto del legno, più resistente e durevole e meno deformabile. In seguito, dovendo applicare le macchine a vapore alle presse da stampa per automatizzare e velocizzare il processo, si inventarono schemi costruttivi completamente diversi.
L'invenzione di Gutenberg si basava sui caratteri mobili: tanti blocchetti di metallo su cui compariva in rilievo la forma rispecchiata di una specifica lettera dell'alfabeto. Allineando a mano tutti i caratteri si potevano formare le parole da stampare. Nel video invece vengono usate delle lastre in metallo su cui compare in rilievo l'intero testo della pagina, che sono più comode da trasportare da un posto all'altro.
Per inchiostrare i caratteri all'epoca di Gutenberg si usavano due grossi tamponi da strofinare prima fra di loro e poi sui caratteri in rilievo. In epoca industriale questo sistema è stato sostituito da rulli in gomma o materiali simili.
Il foglio veniva posizionato all'interno di una cornice chiamata timpano, che veniva poi messa al disopra dei caratteri mobili appoggiati sul piano orizzontale. Il tutto formava un carrello scorrevole che veniva spinto al disotto del piano collegato con la vite.
A quanto ne sappiamo Gutenberg stampava una pagina alla volta, per cui le riproduzioni della sua pressa hanno dimensioni limitate. In seguito si costruirono presse in grado di stampare due, quattro, otto o più pagine sullo stesso foglio, che poi veniva opportunamente ripiegato e ritagliato per formare i fascicoli da rilegare poi in un libro.
Sulla Bibbia di Gutenberg il testo era suddiviso in due colonne, in caratteri textura, 42 righe per colonna.
Nel video si possono notare i tiranti che fanno in modo che il piano non ruoti alla trazione della leva. Mentre nei modelli che ho visto altrove l'operatore tirava verso di sé la leva stando a sinistra rispetto al torchio, in questo caso l'operatore si trova a destra del torchio e dopo aver tirato verso di sé la leva la spinge in avanti, sempre girandola in senso antiorario. Lo scricchiolio del legno che si sente è qualcosa di molto caratteristico.
All'epoca le presse di questo genere venivano manovrate da due persone: mentre il torcoliere si occupava di sistemare i fogli e tirare la leva, il battitore preparava gli inchiostri e inchiostrava la forma. Quest'ultimo era pure un lavoro che richiedeva una cura particolare: nel video si vede che l'inchiostratura non è uniforme, e mentre le ultime righe della pagina sono un po' scolorite, altre righe sono troppo scure, con l'inchiostro in eccesso che rischia di invadere gli spazi bianchi che dovrebbero rimanere all'interno delle lettere.
Nella seconda parte del video si dà qualche informazione generica sull'importanza dell'invenzione di Gutenberg. Fino a quel momento gli amanuensi ci mettevano ore per trascrivere una pagina, quindi il costo di una singola Bibbia era inaccessibile per la stragrande maggioranza delle persone e la quantità era limitatissima. Con l'invenzione della tipografia aumentò la quantità e diminuirono i costi, permettendo la diffusione delle informazioni in fasce sempre più ampie della popolazione, causando indirettamente sconvolgimenti come la riforma protestante o nel lungo periodo le rivoluzioni americana e francese.
Nel video si ricorda anche che la stampa e i caratteri mobili erano invenzioni precedenti a Gutenberg: in Asia ci erano già arrivati qualche secolo prima. Il problema è che lì i caratteri da realizzare erano migliaia, quindi l'invenzione non ebbe successo perché per gli asiatici era più conveniente tracciare ogni carattere sul foglio di volta in volta.
Il video si conclude dicendo che Gutenberg doveva avere a che fare solo con ventisei caratteri, e che anziché incidere nel legno usava il piombo da versare negli stampi, che permetteva la produzione in serie, quindi per lui il sistema era molto più pratico.
Il numero 26 è stato preso solo perché il nostro alfabeto è di 26 lettere. La realtà è un po' più intricata. Prima di tutto perché certe lettere non sono sempre esistite: in certi periodi la u e la v non erano differenziate, e la w non esisteva come lettera a sé. Poi c'è da tenere conto che ognuna di queste lettere deve essere realizzata in due versioni, maiuscola e minuscola. Poi, esistevano delle varianti, ad esempio la s che si utilizzava in finale di parola era diversa rispetto a quella che si utilizzava all'interno della parola. Ancora: alcune lettere si fondevano insieme, perché si risparmiava spazio ed era così che scrivevano gli amanuensi. Di più: erano in uso le abbreviazioni medievali, dove la p con un trattino aggiunto sostituiva la sillaba per, o c'era una specie di 9 che si scriveva al posto di us; e c'erano delle vocali con una tilde sovrastante che significava che bisognava pronunciare anche una n o una m.
Infine, sono state individuate alcune varianti della stessa lettera.
Insomma, Gutenberg non avrebbe dovuto realizzare solo 26 punzoni per ottenere un font completo, ma molti di più. Quanti?
Cerco con Google e non trovo niente di pertinente, nemmeno quello che ho scritto su questo blog in passato.
Wikipedia in inglese dice che per stampare la Bibbia di Gutenberg furono necessari 290 "master characters".
Secondo l'articolo, che cita un libro stampato nel 2002, Gutenberg aveva abbastanza caratteri da poter comporre contemporaneamente almeno sei pagine: più di 15mila, quindi.
Già, ma dov'è una lista dei 290 "master carachters" identificati? Al volo non riesco a trovarla.
Il fatto è che molti font digitali sono stati realizzati ricalcando le lettere di Gutenberg, quindi i motori di ricerca forniscono immagini del character set di questi font, pensati per uso moderno, che contengono per esempio anche i numeri arabi che all'epoca di Gutenberg di sicuro non erano in uso in Europa, e di sicuro non con la loro forma attuale.
Facendo le mie ricerche sul web mi imbatto in qualcosa di molto più deprimente, però. Il sito Smarter German ha dedicato un articolo in inglese all'invenzione della tipografia da parte di Gutenberg. Non c'è la data, ma sbirciando nel codice viene fuori che è dell'aprile dell'anno scorso. E si capiva che era recente perché col testo c'è stato messo un ritratto dell'inventore quattrocentesco ottenuto con l'intelligenza artificiale.
Come so che è stata usata l'intelligenza artificiale? Prima di tutto per il numero di dita, che non è quello giusto.
E secondo, perché il malcapitato viene ritratto vicino a un'apparecchiatura che è tutto tranne un torchio tipografico.
E' uno strumento che ha una ruota verticale di una ventina di centimetri, con quattro bracci. In alto ci sono dei rocchetti. Dal nulla viene fuori un foglio stampato in quattro colonne, che più che una Bibbia sembra un tabulato, tanto più che viene fuori curvo, come se venisse da un rotolo che però nell'immagine non si vede.
Sarebbe interessante sapere che effetto psicologico può avere tutto questo sull'umanità. Finora se ci capitava davanti agli occhi un'antica stampa o una fotografia sapevamo che potevamo studiarla per imparare qualcosa. Per renderci conto di come ragionavano gli antichi, per capire cosa voleva dire l'artista, per conoscere i dettagli di alcune attività di cui non abbiamo esperienza diretta.
Ma ora che troviamo qualcosa che sembra un'antica stampa ma è assemblata a caso da una stupida I.A. che senso ha soffermarsi sui dettagli? E come facciamo a conoscere il mondo se ci troviamo intorno solo simboli che non significano niente? E come facciamo a distinguere una vera stampa antica da una finta stampa antica?
E i ragazzi che crescono in un mondo del genere con quale atteggiamento si rapporteranno con l'ambiente circostante, una volta che hanno appreso che introdurre grosse inesattezze in un discorso in fondo non ha importanza? Che niente di quello che si dice ha veramente importanza?
Quando si tratta di immagini è più evidente la manipolazione. Ma nei testi avviene la stessa cosa. Apparentemente sono testi ragionevoli, grammaticalmente sono corretti. Ma se una parte di quello che dicono è falso, che valore hanno? E se chi li legge pensa che non ha importanza se siano accurati o no?
A me è capitato di leggere sul web testi in italiano derivanti da una traduzione automatica dall'inglese. Dicevano ad esempio che il cinese Bi Sheng produceva "personaggi", laddove si trattava di "caratteri tipografici". Questo perché la parola inglese "character" può indicare sia i caratteri tipografici che i personaggi di una storia. A questi testi può attingere l'intelligenza artificiale, che poi può produrre testi di livello inferiore che vengono letti dall'intelligenza artificiale per produrre nuovi testi, e così via degradando la conoscenza sempre più.
Do un'occhiata rapida all'articolo che è stato pubblicato insieme con la foto. E' composto da paragrafi lunghi su argomenti diversi, seguiti da una serie di domande frequenti.
Dice: "The production of the Bible involved the use of 300 distinct molded letter blocks".
Wikipedia diceva 290, qui si dice 300, perché 300 è pressoché uguale a 290, giusto? (Ci fosse stato un "circa"...)
Non sono pratico con l'inglese, ma la frase mi sembra un po' ambigua. Nell'articolo si usa la parola block per indicare le tavolette di legno incise che si usavano prima dell'invenzione dei caratteri mobili. La parola mold indica lo stampo, per cui si dice, a proposito del processo di produzione dei caratteri, che "this involved creating letters in reverse on brass, then generating replicas by pouring molten lead into these molds, creating metal type in large quantities". Si versava piombo fuso nello stampo, creando grandi quantità di caratteri in metallo.
Quindi parlare di 300 "molded letter blocks" secondo me potrebbe creare qualche malintesto, perché farebbe pensare a 300 caratteri fusi, non a trecento matrici per fondere 15mila caratteri.
Più avanti, in risposta alla domanda "Qual'è la più vecchia pressa da stampa al mondo?" si legge la seguente risposta: "The oldest surviving printing press in the world is believed to be Johannes Gutenberg’s press. However, the exact location of this press is uncertain. Some historical accounts suggest that it may be housed in the Gutenberg Museum in Mainz, Germany".
La più antica pressa "sopravvissuta" al mondo sarebbe quella di Gutenberg. "Il luogo esatto in cui si trova questa pressa è incerto. Alcuni resoconti storici suggeriscono che potrebbe essere conservata nel museo Gutenberg a Magonza, in Germania".
Eccoci qua.
Quali sarebbero questi resoconti storici che dicono che la vera pressa di Gutenberg sarebbe conservata nel museo di Magonza?
A quanto ne so io, nessuno storico ha mai detto una cosa del genere! La pressa era in legno, un materiale molto deperibile. Inoltre non ci sono arrivati neanche i caratteri di Gutenberg, ma nemmeno le matrici, ma neanche i punzoni, tanto che c'è un accanito dibattito su quali fossero i materiali usati e quali i processi messi in atto, non necessariamente gli stessi che divennero lo standard nei decenni e nei secoli successivi.
Ecco: così come per le immagini si disegna una persona in maniera perfetta, salvo poi aggiungerci un dito in più a una delle mani, anche nei testi abbiamo alcune affermazioni pressoché vere, con qualche grossa inesattezza schiaffata qua e là a tradimento.
E come fa qualcuno che cerca delle informazioni a distinguere cosa è accurato e cosa non lo è? Facile dire: non utilizzare l'intelligenza artificiale, fai riferimento ai siti web. E se la persona che ha realizzato il sito web ha preso le informazioni dall'intelligenza artificiale?
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