L'altezza tipografica
L'altezza tipografica di un carattere in metallo non va confusa col corpo del carattere, che si misura nella stessa direzione dell'altezza delle lettere.
I caratteri tipografici infatti venivano adagiati su un piano orizzontale, con il lato su cui c'era la lettera in rilievo rivolto verso l'alto.
Quindi il corpo era in pratica l'altezza della faccia superiore, mentre l'altezza tipografica era la distanza dalla faccia della lettera fino al piano di base.
Questa misura era molto importante: tutti i caratteri usati, come pure gli altri elementi (i cliché con le foto), dovevano avere la stessa altezza tipografica, altrimenti avrebbero premuto sul foglio con maggiore pressione, rischiando magari di rompersi, o nel caso contrario avrebbero lasciato un segno scolorito o addirittura nessun segno.
Esistevano dei trucchi per risolvere problemi che si dovessero presentare di volta in volta, come per esempio incollare un foglio di carta dietro un cliché che fosse più basso del dovuto. Stiamo parlando di una precisione nell'ordine delle frazioni di millimetro.
In America l'altezza tipografica aveva un valore iconico, .918 pollici, tant'è vero che alcuni anni fa alcuni appassionati avevano indetto la giornata dell'altezza tipografica, fissandola al 18 settembre (in inglese si scrive prima il mese: 9-18).
0,918 pollici corrisponde a circa 23,32 millimetri.
Ma quest'altezza era in uso anche in Europa?
Non mi pare di avere mai letto niente sull'argomento.
Chiedo a Gemini se anche l'Europa usava il sistema americano. La risposta è no. Le più comuni altezze in uso erano quella francese-tedesca, 0,928 pollici, quella belga, 0,933 e quella olandese, 0,9785.
E l'Italia?
Gemini dice che in Italia si usavano i punti Didot, quindi anche l'altezza tipografica di riferimento era quella francese. 0,928 pollici corrisponde a 23,6 millimetri, 3 millimetri in più circa rispetto al sistema americano.
Il risultato era che non si potevano usare in combinazione tra di loro caratteri provenienti da Paesi diversi. Un tipografo che avesse comprato dei caratteri Caslon negli Stati Uniti non poteva usarli in combinazione con i caratteri Caslon prodotti in Europa: essendo tre millimetri più bassi, non avrebbero proprio toccato il foglio.
Un'altra cosa che poteva creare problemi era l'uso di punti tipografici diversi in Paesi diversi. La Germania utilizzava il sistema Didot, dove il punto corrisponde a 0,3759 millimetri, ma a fine Ottocento introdusse la variante ideata da Hermann Berthold, 0,37593, e negli anni Cinquanta del Novecento il punto Didot tedesco, 0,376065. La differenza in effetti è meno di un millesimo di millimetro, nulla in confronto a quella che c'era col punto americano, 0,3515, due centesimi di millimetro in più a punto. Sembra niente, ma un testo di 40 righe in corpo 10 rischiava di occupare quasi un centimetro in più o in meno, a seconda del sistema utilizzato.
Con l'arrivo del computer tutte queste differenze sono state accantonate dato che ora i software sono di impostazione americana, e usano come riferimento il cosiddetto punto PostScript.
In entrambi i casi il valore è un settantaduesimo di pollice. Quello che varia è il valore esatto del pollice.
Oggi il pollice vale 25,4 millimetri esatti, per cui Gemini calcola che il punto PostScript è più grande di 0,0013 millimetri rispetto al punto tipografico americano tradizionale.
La variante del punto Didot introdotta da Berthold serviva per armonizzare il sistema col sistema metrico decimale. Che sembra assurdo, visto che ci sono sedici numeri dopo la virgola, misurando in millimetri, ma è solo perché Berthold prese il metro e lo divise in 2660 parti.
Insomma, la base era il punto Didot, ma corretto di un decimillesimo di millimetro per far sì che un metro corrispondesse a 2660 punti esatti (diciamo 266 righe da 10 punti).
Provo a chiedere a Gemini in base a che cosa è stato fissato il valore del punto Didot tedesco nel 1954, ma la risposta è abbastanza confusa. Apparentemente non è stato fatto nessun calcolo semplice come quello di Berthold, ma la scelta ha sancito la "cristallizzazione di un valore storico", bla bla bla.
Gemini attinge dal web, e il materiale su questo argomento è oggettivamente poco.
La misura di 1/72 come base per il punto tipografico pare sia la stessa per il sistema britannico/americano e per quello francese. Solo che all'epoca ogni Paese aveva le sue unità di misura: il piede francese, o pied du roi, è due centimetri più grande di quello inglese.
Il punto che si usa in informatica è conosciuto comunemente col nome di punto PostScript, dal nome del software della Adobe in cui è stato usato in origine.
Non volendo fare pubblicità ad un'azienda specifica, è stato proposto di chiamarlo DTP, desktop publishing point.
I tipografi del passato quando dovevano impaginare una pagina ragionavano in punti tipografici. Tuttavia sembra non esserci nessuna corrispondenza tra l'altezza tipografica dei caratteri e i punti tipografici o le misure generiche. In pratica il valore è stato scelto arbitrariamente all'inizio, e poi mantenuto per ovvie questioni di compatibilità.
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