Bollito

La Bollito & Torchio era una fabbrica torinese di attrezzature da stampa attiva a Torino nella seconda metà dell'Ottocento. 

Venne fondata da Pasquale Bollito in società con Giovanni Torchio, con lo scopo di produrre macchine litografiche, ma fece poi un salto di qualità dopo l'arrivo del figlio di Pasquale, Oreste, che aveva soggiornato a Parigi per apprendere nuove tecniche di fabbricazioni presso i costruttori Marinoni e Voirin. 

L'azienda iniziò a produrre caratteri da stampa, macchinari tipografici e le prime macchine cromolitografiche. 

La produzione praticamente triplicò nel giro di pochi anni, passando da 50 a 150 pezzi annui, allargandosi al settore di presse, tagliacarta, cesoie, perforatrici e altri strumenti sussidiari per tipografie e cartiere, vendendo anche all'estero, soprattutto in Grecia, e dando lavoro a 55 dipendenti. 

All'inizio del secolo seguente però il mercato finì tutto nelle mani della Nebiolo di Torino e dell'Urania di Milano, che costituirono insieme la società Augusta per evitare di farsi concorrenza tra di loro. 

Non restava più margine per Bollito, che nel 1910 usciva dal mercato passando alle dipendenze della Nebiolo. 

Tutto ciò viene raccontato dal Dizionario Biografico Treccani

Trovare informazioni sulle macchine prodotte da Bollito non è facile. Prima di tutto perché si tratta di qualcosa che risale a più di cento anni fa, per cui il materiale che è stato digitalizzato è minimo. In secondo luogo perché esiste l'intelligenza artificiale che dovrebbe semplificare il lavoro di ricerca. Un tempo la ricerca "bollito macchine tipografiche" avrebbe restituito solo i risultati contenenti tutte e tre queste parole. Oggi, il motore di ricerca tira ad indovinare su cosa ti interessa, capisce che ti interessa la tipografia storica e restituisce molti risultati sull'argomento, anche se la parola Bollito non compare nel testo. 

Sappiamo che nel Museo della Stampa di Soncino, in provincia di Cremona, Lombardia, è conservato un torchio litografico in legno costruito nell'800 dalla ditta Bollito e Torchio, con contrappesi per lo scorrimento del piano di stampa. 

Sul sito c'è anche una foto, molto piccola, però. 

La tecnica litografica era stata inventata sul finire del Settecento, diventando di uso comune all'inizio del secolo successivo. 

Mentre nella tipografia di Gutenberg si aveva a che fare con blocchetti di metallo su ciascuno dei quali era realizzata in rilievo una lettera dell'alfabeto o un segno di interpunzione, matematico o di altro genere, la litografia si basava su una superficie in pietra sulla quale di volta in volta si poteva realizzare, usando matite grasse, il disegno o la scritta che si voleva stampare. 

Il supporto, una volta lavato, era riutilizzabile. 

In seguito vennero inventati sistemi per trasferire sul supporto immagine fotografiche oltre che disegni da realizzare di volta in volta. Inoltre si scoprì che altri materiali avevano le stesse proprietà della pietra, ad esempio lo zinco, che poteva essere realizzato in lastre sottili, leggere e flessibili. 

Dalla litografia, attraverso vari passaggi, si arrivò alla stampa offset, che è uno dei metodi più utilizzati oggi nella stampa industriale. 

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