Giovanni Numeister

Il sito Bella Scrittura ha dedicato un articolo nel 2021 alla calligrafia di Dante Alighieri. In realtà il testo dice che non esiste nessun manoscritto autografo del sommo poeta, e fa delle ipotesi generiche che citano lo stile gotico nella sua variante bolognese, senza mostrare nessun esempio, prima di passare a parlare del possibile uso della carta di Fabriano. 

Nel corso del medioevo esistevano vari stili che venivano usati contemporaneamente in contesti diversi. I manoscritti da mettere in commercio potevano essere realizzati in uno stile gotico che richiedeva il lavoro di un'amanuense; il risultato era molto elegante, ma ci voleva tempo per ottenerlo e quindi costava di più. Le cancellerie degli stati usavano invece uno stile cancelleresco, mentre i mercanti nella loro corrispondenza preferivano lo stile mercantesco. A quanto ne so, visto che la Divina Commedia circolò sotto forma di manoscritto negli ambienti più diversi, prima dell'invenzione della stampa, ne esistono anche versioni copiate in calligrafia mercantesca o cancelleresca, oltre che in gotica libraria.

Che stile utilizzava Dante nella sua scrittura di tutti i giorni? Non lo sappiamo. Ci si potrebbe fare un'idea vedendo come si regolavano altri scrittori suoi contemporanei. Ma il sito si ferma in superficie senza approfondire. 

Un'informazione più precisa c'è, ma riguarda la prima edizione a stampa della Divina Commedia. Ad eseguirla, dice Bella Scrittura, è stato il "prototipografo maguntino Giovanni Numeister, allievo di Johann Gutemberg, insieme ad Evangelista Angelini di Trevi con la preziosa collaborazione dello zecchiere folignate Emiliano Orfini", nel 1472. 

Secondo il Dizionario Biografico della Treccani, la presenza di Numeister presso l'officina di Gutenberg non è documentata, ma "ricavata dagli specialisti della prototipografia in base alla tecnica da lui adottata e al disegno e alla composizione dei caratteri utilizzati nella produzione assegnatagli". 

Numeister abbandonò Magonza saccheggiata nel 1462 da Adolfo II di Nassau, si fermò in Baviera e a Vienna, poi scese in Italia stabilendosi prima a Foligno poi a Roma. 

Proprio a Foligno stampò l'Editio Princeps della Commedia di Dante. 

L'articolo cita Orfini e suo fratello, che per un periodo gli fornirono i locali per impiantare il suo laboratorio, e i suoi aiutanti Crafto e Stephan Arndes, passati poi a Perugia. 

L'articolo di Wikipedia dedicato a Numeister mostra anche la pagina con l'incipit della Divina Commedia stampata da lui. 

La prima riga è tutta in maiuscolo: "Comincia la comedia di". 

Seguono altre righe tutte in minuscolo, inclusi i nomi propri ("dante alleghieri di firenze"). 

Dopo le prime righe dell'introduzione, il testo poetico vero e proprio comincia con un grosso capolettera da sei righe, realizzato a mano. La e e la l nella parola "nel" sono maiuscole. 

Notiamo fin da subito le tipiche usanze medievali: l'uso della u al posto della v minuscola; l'uso della s lunga che è una specie di f senza trattino orizzontale; l'uso di legature desuete come quella tra c e t; l'uso di numerose abbreviazioni. Ad esempio la parola "nostra" si scrive "nra" con una tilde al disopra della a, mentre la parola "per" è una semplice p con un sottile tratto ondulato che interseca il tratto discendente. "Qual" si scrive ql con un segno particolare aggiunto sopra la q

Non c'è punteggiatura, praticamente, tranne alcuni due-punti nell'incipit, usati però con funzione diversa rispetto a come li usiamo noi. 

Ogni tre righe si comincia con una maiuscola un po' ingombrante. La M è a pianta trapezoidale, con grazie superiori che si allungano da entrambi i lati. 

La lettera che mi colpisce di più è la g, che ha un occhiello inferiore molto largo. La e ha il trattino centrale in salita. La h ricorda una b aperta in basso. 

Lo spazio tra le parole può esserci o non esserci. "delcamin" o "dinostra" vengono scritte senza spazi tra le parole, così come "a dir" e "qual era" che diventano "adir qualera". 

Nonostante si tratti di una stampa quattrocentesca, è perfettamente leggibile da un lettore moderno, dato che le lettere che usiamo sui nostri libri sono modellate su quelle realizzate tra Quattrocento e Cinquecento. 

Nella pagina è lasciato parecchio spazio bianco a destra e in basso, come si usava all'epoca. 

Secondo Wikipedia, Numeister venne imprigionato per debiti nel 1473, dopodiché tornò in Germania dove continuò ad esercitare il mestiere di stampatore, prima di trasferirsi in Francia. 

L'ultima opera che riporta il suo nome venne stampata a Lione nel 1495. 

Sul sito della Biblioteca del Congresso statunitense si può sfogliare una copia delle Meditationes di Torquemada attribuita a Numeister. 

L'effetto qui è molto diverso. Trattandosi di un'opera destinata al pubblico tedesco, lo stampatore è passato di nuovo ai caratteri in gotica quadrata. Il testo è molto più difficile da leggere: la o non è circolare, ma composta da due tratti verticali paralleli uniti alto e in basso da altri tratti. Anche la forma della d è basata su due tratti verticali paralleli. Anche quella della n, mentre nella m i tratti paralleli solo tre. Il risultato è che la parola "domine" ad esempio è basata sulla ripetizione di tratti verticali, tanto che si fa fatica a contarli. 

La Germania fra i Paesi che hanno usato lo stile gotico più a lungo, in diverse varianti, abbandonandolo solo a metà del Novecento. 

A differenza della Commedia stampata in Italia, le Meditationes includono numerosi interventi realizzati a mano: segni rossi su ciascuna maiuscola, sottolineatura del testo in rosso, simbolo del paragrafo in blu, disegnini in verde e capolettera miniati in verde rosso e blu.

Inoltre sono presenti illustrazioni ottenute da incisioni in metallo, che riproducono gli stessi disegni realizzati con la tecnica xilografica per un'edizione della stessa opera stampata a Roma in precedenza. 

L'inchiostro usato per la stampa delle immagini è il nero, ma poi prati, cielo, acqua, vestiti, pelle, animali, stelle e cornici sono colorati a mano. 

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