Come leggere i geroglifici
Conoscendo i miei gusti, Youtube mi sta consigliando in questi giorni un sacco di video su argomenti che ho già trattato, realizzati di recente da Youtuber professionali.
Ieri ho visto quello sulle macchine da scrivere cinesi, oggi invece ne ho visto uno sui geroglifici egiziani, realizzato da Rob Words.
A differenza dell'altro video, che la youtuber Julesy ha realizzato tutto dalla sua scrivania aggiungendo foto di repertorio e informazioni tratte dai libri, in questo lo youtuber ha fatto le riprese nel Neues Museum di Berlino, intervistando la guida Ilona Regulski.
Ci si rivolge a un pubblico che ignora completamente il funzionamento dei geroglifici. Dato che ogni glifo è il disegno di un animale o un oggetto, un non addetto ai lavori può pensare che ce ne sia uno per ogni parola esistente. Dato che in un dizionario ci sono migliaia e migliaia di parole, deve essere per forza un'impresa titanica imparare a scrivere qualsiasi cosa nell'antica lingua egiziana o imparare a leggere un'iscrizione egizia.
In realtà le cose sono leggermente diverse da come uno le immagina. Perché gli egiziani avevano dei simboli specifici con un significato fonetico, anche se raffiguravano comunque animali e oggetti. Ognuna delle consonanti che conosciamo può essere associata a qualcuno di questi segni. La tabella di conversione viene messa nella descrizione. Per cui ci si può divertire a trovare quei simboli associati alle consonanti del proprio nome, e provare a scriverlo, cosa che lo youtuber fa nel video e che chiunque può fare copiando e incollando i simboli che lui mette a disposizione nella descrizione, possibilmente ingrandendoli un bel po'.
Purtroppo non è tutto così semplice quando si tratta di interpretare le antiche iscrizioni egizie. Infatti gli egizi avevano dei simboli che sostituivano intere sillabe oltre a quelli consonantici. Inoltre ne avevano altri che indicavano parole intere, o concetti generici che poi andavano chiariti. Oppure che si usavano per chiarire il significato dei simboli precedenti. Per esempio c'era un glifo che evocava il concetto di scrittura, che doveva essere seguito da quello che specificava se ci si riferiva alla persona che scrive (lo scriba) o all'oggetto scritto (il libro). Oppure abbiamo un simbolo associato ad un certo dio, che andava preceduto dalle consonanti del suo nome per indicare come si pronunciava. Alcuni simboli potevano indicare sillabe o azioni, per cui ci si doveva aggiungere altri simboli per chiarirne il significato, ad esempio le consonanti di cui era composta la sillaba.
In uno degli esempi proposti vediamo una sequenza di cinque glifi. I primi quattro sono le consonanti che compongono il nome del dio Anubi, il quinto è un glifo che rappresenta il dio Anubi stesso in forma di animale.
Lo youtuber propone un esempio moderno per chiarire il concetto: è come se noi mettessimo delle emoji in coda alle parole per chiarirne il concetto. La parola "cool" seguita da un fiocco di neve indica che una cosa è fredda, mentre seguita dalla faccina con gli occhiali da sole indica che una cosa è bella.
Un'altra complicazione era la formazione del plurale. La regola di base era quella di ripetere tre volte lo stesso simbolo, ma in caso di simboli complessi bastava disegnarne uno e aggiungerci sotto tre trattini verticali. A volte in combinazione col simbolo di un pulcino di quaglia, che pure indicava il plurale, chissà perché.
Curiosità: in inglese la parola geroglifico è usata come aggettivo, ad esempio dicendo "scrittura geroglifica", mentre il singolo segno viene detto "geroglifo", o meglio "hieroglyph".
In italiano non mi pare ci sia questa distinzione, almeno, Wikipedia non ne parla.
La prima informazione che viene data ai principianti riguarda la direzione in cui leggere i testi egizi. Non si leggono necessariamente da sinistra a destra, come l'italiano o l'inglese, né da destra a sinistra, come l'arabo e l'ebraico. A seconda dei casi, si possono leggere in un verso o nell'altro. Il trucco è guardare gli animali: sono rivolti tutti nella stessa direzione, quella dell'inizio del testo. Se guardano a sinistra, bisogna cominciare da sinistra, se guardano a destra, bisogna iniziare da destra.
Questo permetteva agli egizi di adattarsi agli elementi architettonici su cui scrivevano i testi: se c'erano scritte in un corridoio, che andavano lette man mano che si procedeva, potevano scrivere da sinistra a destra quelle sulla parete sinistra, e da destra a sinistra quelle sulla parete destra.
Comunque, le righe in alto andavano lette prima di quelle in basso.
Una complicazione, per quanto ci riguarda, è che non tutti i simboli occupavano lo stesso spazio. Ce n'erano alcuni che raffiguravano un'aquila, che occupavano una riga intera, e altri che raffiguravano una pagnotta o un serpente, che occupavano meno di mezza riga. Quindi gli egiziani non mettevano una lettera dopo l'altra, come facciamo noi, ma disponevano le lettere meno ingombranti una sull'altra. Per questo non si può scrivere normalmente coi geroglifici utilizzando un normale programma di videoscrittura, a meno di non avere un font con con funzionalità avanzate in grado di introdurre le varie combinazioni possibili in forma di legature laddove necessario.
Quando un glifo andava riferito all'oggetto che rappresentava, ci veniva aggiunto sotto un trattino singolo. Il segno di una gamba con un trattino sottostante indica la parola "gamba", mentre senza indica la consonante b.
Noi siamo abituati ad un sistema di scrittura in cui le ambiguità sono ridotte al minimo. Il sistema egizio invece era così ambiguo che erano state inventate delle soluzioni per chiarire il significato dei segni che complicavano di parecchio la scrittura, e che non erano neanche utilizzate sempre nello stesso ordine.
Il nome di Metjen è composto da quattro glifi: gli ultimi tre si leggono m-tj-n, mentre il primo indica la sillaba tjen. Perché non è stato usato soltanto quello dopo la M iniziale per indicare il suono? Perché potrebbe indicare anche la parola "straniero" o "lanciare", quindi c'era bisogno degli altri due segni per far capire che si riferiva alla sillaba.
E perché è stato messo prima della M? Una scelta artistica, sembra.
Lo youtuber nota che nei geroglifici non esiste la punteggiatura per segnalare che finisce una frase e ne comincia un'altra. La persona che leggeva doveva interpretare il testo a seconda di quello che c'era scritto. A quanto noto io, non c'era neanche lo spazio tra una parola e l'altra, quindi anche capire se un glifo faceva parte della parola precedente o di quella successiva richiedeva un certo ragionamento.
Tutto il video è in inglese, ma Youtube offre una traduzione automatica sia per i sottotitoli che per l'audio. Ottenendo purtroppo delle cose insensate. Ad esempio traduce spesso la parola "characters" con "personaggi" anziché con "caratteri", mentre "sign" spesso viene tradotto come "cartello" anziché come "segno".
La traduzione ottenuta dall'IA per l'audio è diversa, non fa questi errori, ma comunque ottiene dei risultati notevoli di nonsense. Quando lo youtuber dice "Leggetelo con me:"m-tj-n. E' il nome del nostro uomo: Metjen!", l'IA traduce: "Quindi ditelo con me: uomini. E' il nome del nostro ragazzo: Méten".
Insomma, anche se riesce a fare cose inimmaginabili, tipo creare un audio in italiano sincronizzato con le immagini, l'intelligenza artificiale ottiene ancora risultati dilettanteschi.
Inoltre Youtube inserisce con una certa frequenza nel filmato blocchi di due spot, di cui solo il secondo è skippabile. La cosa è abbastanza fastidiosa, specie se uno deve saltare da un punto all'altro del filmato per cercare qualcosa, o lo tiene bloccato per un po' mentre prende appunti. La presenza di pubblicità in questo caso è nauseante. Non è a questo che eravamo abituati fino a poco tempo fa. Mi sento molto meno a mio agio rispetto a prima, su questo sito. Ho spesso la sensazione di stare guardando cose che non ho chiesto. E' solo un'impressione mia?



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