Da dove proviene la punteggiatura
Dato che ho visto due video di RobWords negli ultimi giorni, quello sui geroglifici e quello sui numeri, decido di vedere anche il terzo: quello sull'origine della punteggiatura. Sono tutti temi che in un momento o in un altro ho già affrontato su questo blog, ma è bello sentirsi raccontare tutto da capo in maniera chiara, sintetica e professionale, non da un professore ma da un divulgatore.
Il punto di partenza anche stavolta non è quello che mi aspettavo: le prime considerazioni che vengono fatte riguardano lo spazio tra le parole, che non è un segno di punteggiatura.
Oggi ci sembra scontato che tra una parola e l'altra debba esserci spazio, ma non lo è affatto. Gli antichi greci e romani scrivevano tutte le parole attaccate, e i cinesi fanno lo stesso ancora oggi. Del resto mentre si parla non si fa una pausa tra una parola e l'altra, no?
Così gli antichi dovevano leggere ad alta voce il testo che avevano davanti per sentirne il suono e capire cosa voleva dire.
Solo nel decimo secolo gli scribi inglesi, irlandesi e tedeschi iniziarono a lasciare spazio tra una parola e l'altra.
Ma la punteggiatura è un'altra cosa. Escludendo il significato che si riferisce a mettere i punti sulle lettere ebraiche per segnalare le vocali mancanti, si fa un salto indietro fino al terzo-secondo secolo avanti Cristo, quando Aristofane di Bisanzio lavorava alla biblioteca di Alessandria ("No photo available", compare scritto nella grafica).
Aristofane propose un punto a mezza altezza per indicare una pausa breve, uno in basso per indicare una pausa media, uno in alto per indicare una pausa lunga.
I loro nomi erano comma, colon e periodos, che agli inglesi suonano familiari perché vengono utilizzati ancora oggi nella loro lingua: comma è la virgola, colon i due punti, period il punto.
I copisti dell'epoca però non riconobbero l'importanza dell'invenzione, e fino al sesto secolo non troviamo traccia di punteggiatura nei manoscritti che vennero prodotti.
Quando alla fine si iniziò ad usarla, non la si collegò con le pause bensì le si diede un ruolo grammaticale, per separare le frasi una dall'altra.
Inoltre fu necessario differenziare maggiormente i segni. Gli antichi usavano solo le lettere maiuscole quindi era facile distinguere un punto alto da uno centrale da uno basso. L'invenzione della minuscola complicò le cose, data la presenza di tratti ascendenti e discendenti. Dei tre segni inventati anticamente sopravvisse solo il punto basso. La prima virgola aveva la forma di una barra obliqua (maiusc+7), che poi col tempo venne rimpicciolita e arricciata.
I due punti deriverebbero da un segno in uso nella notazione musicale.
Il punto e virgola inizialmente era usato per denotare la fine della frase, e anche oggi potrebbe essere sostituito tranquillamente da un punto, sebbene allo youtuber sembri strano. I due punti a rigor di logica dovrebbero fermare il discorso di più rispetto a un punto singolo, no? E invece presuppongono una continuazione logica della frase che precede.
Il punto interrogativo apparirebbe per la prima volta in un manoscritto dell'epoca di Carlo Magno. Inizialmente aveva una forma diversa rispetto a quella che conosciamo: al disopra del punto c'era una specie di triplo zigzag da sinistra a destra, che si alzava verso la fine. Forse per indicare che l'intonazione della domanda prevede di alzare il tono a fine frase, come avviene ancora oggi.
Dice lo youtuber che mancano tutti i passaggi intermedi. Uno noi ce l'abbiamo: sulla prima Bibbia stampata, quella di Gutenberg, il tratto superiore del punto interrogativo aveva la forma di una c un po' coricata da un lato. Insomma, girava dalla parte opposta rispetto a quella attuale.
La forma attuale deriverebbe invece dalla lettera latina q, abbreviazione della parola quaestio, cioè domanda (da cui l'inglese question).
Il punto esclamativo deriverebbe dall'esclamazione romana Iò!, dice lo youtuber, senza fornire nessuna prova visiva delle prime apparizioni di questo segno.
Quando si parla di virgolette, ovviamente si nota che vengono usate in maniera molto diversa: possono essere messe in alto o in basso, essere singole o doppie, orientate o no, appuntite o curve...
Le prime virgolette vennero utilizzate nella biblioteca di Alessandria per evidenziare alcune porzioni di testo. Erano a forma di maggiore-di, ed erano aggiunte a margine singolarmente.
Visto che le frasi importanti di solito erano citazioni della Bibbia, si iniziò ad associare il concetto di virgolette al concetto di citazione.
Con l'avvento della tipografia, poteva capitare che alcuni tipografi fossero sprovvisti del carattere delle virgolette, quindi usassero al loro posto le normali virgole.
In Italia le virgolette simili alle virgole sono chiamate "inglesi", mentre quelle appuntite vengono chiamate "francesi" (o anche "caporali", nell'uso comune).
Il video si conclude poi parlando delle parentesi, dei trattini, dell'apostrofo e dei puntini sospensivi, presentati non in ordine di apparizione.
Un italiano ci avrebbe messo qualche accenno a Manuzio, lo stampatore che all'inizio del Cinquecento fece delle scelte determinanti in materia di punteggiatura, che poi sono diventate di uso comune nella stampa moderna, ma lo youtuber è straniero quindi non dà importanza a questo dettaglio.



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