Drum printer

Sul sito Geeks For Geeks è possibile leggere un articolo in inglese che spiega che cos'è una drum printer. Lo stile è quello schematico dell'intelligenza artificiale, ma col testo c'è anche un disegno che permette di capire come funziona il meccanismo. 
In pratica c'è un cilindro su sui sono realizzate in rilievo tutte le lettere dell'alfabeto e gli altri caratteri tipografici. Su una linea ci sono tutte le A, su un'altra tutte B e così via. Il foglio passa nelle vicinanze di questo tamburo e tra foglio e tamburo c'è un nastro inchiostrato come quello delle macchine da scrivere. Dall'altro lato del foglio ci sono dei parallelepipedi di metallo che agiscono con funzione di martelletti, uno per ciascuna delle posizioni in cui si può stampare un carattere. 
Un dispositivo elettrico ruota il cilindro fino a selezionare la lettera prescelta, poi il martelletto batte in corrispondenza della posizione in cui deve essere stampata. Il foglio preme sul nastro inchiostrato e quindi sulla lettera, per cui la forma di quest'ultima viene stampata sulla carta. 
La presenza di tante lettere e tanti martelletti serve ad aumentare la velocità di stampa quando non si batte un carattere alla volta come nelle macchine da scrivere tradizionali, ma si deve stampare una riga già pronta. In questo caso tutte le lettere uguali presenti sulla stessa riga vengono stampate in un colpo solo. Ad esempio, si stampano prima tutte le A, poi il tamburo gira e scattano i martelletti in corrispondenza di tutte le B, gira di nuovo e poi tocca a tutte le C e così via.
In realtà il tamburo non smette mai di girare, per cui il colpo dato dai martelletti deve essere rapidissimo.  
In effetti questo sistema può sembrare un po' più laborioso rispetto ad altri che abbiamo visto, dove per ogni posizione era presente una barra o una ruota indipendente. In quel modo, tutti i martelletti potevano battere contemporaneamente per stampare l'intera riga in un colpo solo. Però un sistema come quelli è più complesso da costruire e facile a guastarsi, immagino, senza contare il fatto che non è sostituibile facilmente, nel caso si debba cambiare font. 
L'articolo ne parla al presente, come se fosse una tecnologia attuale. In realtà stiamo parlando di una tecnologia che era popolare in passato, e che in effetti ha degli svantaggi: permette di stampare soltanto i caratteri che sono presenti nel set, in un solo colore, e facendo un certo baccano per via nei martelletti che battono. 
Alle drum printer è dedicato un paragrafo abbastanza lungo nella voce di Wikipedia in inglese dedicata alle line printer. In una foto si vede un tamburo di una drum printer, mentre in un'altra si vede uno dei difetti della stampa dei dispositivi di questo tipo: a causa di imprecisioni nella tempistica dei martelletti, i caratteri della stessa riga possono essere allineati male, più in alto o più in basso, creando delle scritte un po' ballerine. 
Ovviamente stampanti del genere possono stampare solo usando font monospace. 
Nell'immagine che vediamo accanto all'articolo possiamo notare che sulla stessa riga non c'è semprre la stessa lettera, come nel disegno che abbiamo visto e in un'altra immagine presente un po' più in basso. Su ogni riga è stampato l'intero alfabeto, più volte, e sulla riga successiva c'è la stessa cosa, ma spostata avanti di una posizione. Questo perché, spiega l'articolo, potevano esserci dei problemi quando tutti i martelletti premevano contemporaneamente sul foglio, come ad esempio in una riga di testo composta di soli trattini per formare una linea continua. Quindi gli ingegneri avevano pensato a qualche accorgimento che riducesse al minimo questo tipo di problema, per ridurre lo sforzo meccanico ed elettrico necessario in questi casi. 
Alcune stampanti a tamburo hanno soltanto metà dei martelletti, che possono spostarsi in blocco di una posizione. Quindi vengono stampate le lettere in posizione dispari durante una prima rotazione del tamburo, e quelle in posizione pari durante la seconda rotazione. Ci vuole più tempo ma occorrono meno pezzi per costruire la macchina. 
L'articolo fornisce un solo dato riguardante la velocità: 600 righe al minuto (cioè 10 al secondo). 
Oltre alle drum printers, l'articolo parla di stampanti a catena o a treno, a barre, a ruote e a pettine. Peccato che non c'è neanche una foto che riguarda queste ultime. 
La versione italiano di quest'articolo manca completamente, quindi stiamo desumendo la terminologia da una traduzione letterale. Non sappiamo con quali nomi venivano commercializzate in Italia stampanti del genere. 
Le line printers venivano chiamate così perché stampavano una riga di testo intera prima di avanzare alla riga successiva. 
In gran parte sono associate ai primi giorni dei computer digitali, anche se la tecnologia in certi contesti è ancora in uso. 
Cercare drum printer coi motori di ricerca può portare a risultati un po' fuorvianti, perché anche nelle stampanti laser sono presenti dei cilindri che sono alla base del meccanismo di stampa, solo che il loro funzionamento è completamente diverso: non c'è un set di caratteri fisso anzi si possono stampare anche immagini; non ci sono elementi in rilievo; non servono martelletti e nastro inchiostrato. 
Sul sito q7.neurotica si possono vedere alcune foto di un tamburo risalente forse alla metà degli anni Settanta. C'erano 160 colonne spaziate a un decimo di pollice, e 64 caratteri per ciascuna colonna. Su ogni riga c'era sempre lo stesso carattere ripetuto. Il set comprendeva 26 maiuscole, 10 numeri e 15 simboli vari (segni di interpunzione, parentesi, operazioni aritmetiche). Non tornano i conti? Infatti, perché in realtà i numeri, il punto, la virgola e il trattino erano ripetuti due volte, all'inizio e a metà della riga. 
Il sito fornisce anche l'ordine in cui erano disposti i caratteri, che non era quello alfabetico ma rispettava criteri che solo gli ingegneri dell'epoca potrebbero spiegare: i numeri da 0 a 7, il punto, l'8, la virgola, il 9, il trattino, poi le lettere dell'alfabeto a partire da "ETAIS...", poi di nuovo la sequenza di numeri-punto-virgola-trattino nello stesso ordine di prima, infine le lettere a partire da "VBKJ..." inframmezzate a simboli, infine i simboli per concludersi con "... ( ) > <".
Il fatto che fossero disponibili soltanto le lettere maiuscole e che le cifre numeriche fossero ripetute ci suggerisce qualcosa in merito all'uso delle stampanti di questo tipo. Evidentemente non erano utilizzate per stampare testi discorsivi bensì sequenze di dati.

Commenti

Post più popolari