Jee aayan nu

Dalle mie parti il Comune aspettava degli ospiti dall'India, e ha fatto scrivere su un muro la frase "benvenuti" in italiano e in lingua punjabi. 

A quanto pare in punjabi il saluto si pronuncia "jee aayan nu", scritto all'inglese. Wiktionary trascrive anche "ji aia nu", con parecchi segni diacritici sulle vocali, ma fornisce pure la trascrizione in alfabeto fonetico internazionale, più complicata e meno ambigua. 

In lingua originale la frase si scrive usando le lettere gurmukhi: ਜੀ ਆਇਆਂ ਨੂੰ.  C'è prima la lettera ja combinata con il segno vocalico ii. La seconda parola cominicia con la lettera aa seguita da i, di nuovo aa in combinazione col segno bindi. La terza parola è formata dalla lettera na combinata col segno vocalico uu e col segno tippi

E' proprio quest'ultima parola che mi ha colpito di più, perché sembra un omino con le braccia aperte che salta stando sul posto: ਨੂੰ. Sembra parecchio entusiasta di dare il benvenuto a qualcuno. Sembra dire "Evviva! Evviva!". 

In realtà se sul monitor del mio computer questa figura è simmetrica, sul muro è venuta scritta con la "testa" spostata verso destra. Può darsi che dipenda dal font usato e che sia corretto lo stesso. 

La testa del pupazzetto è il segno tippi, una forma semicircolare aperta in basso. Dice un Wikibooks che questo segno è usato con alcune vocali per nasalizzarle o per rinforzare il suono nasale seguente. 

Si usa solo con alcune lettere mentre con altre si usa un puntino chiamato bindi, che ha la stessa funzione e che vediamo nella prima parola della frase. 

La scrittura gurmukhi è stata standardizzata e usata dal secondo guru sikh, Guru Angat, nel Cinquecento. E' un'abugida, o alfasillabario, derivato dalla scrittura landa.

E' la scrittura ufficiale del Punjab, staterello dell'India settentrionale al confine col Pakistan. 

E' composta da 35 lettere, 6 consonanti, 9 segni diacritici con funzione di vocale, 2 con funzione di consonante, uno che modifica le vocali e tre caratteri sottoscritti. 

Su Wikipedia in inglese c'è un lungo articolo dedicato alla scrittura gurmukhi. 

In italiano c'è molto meno, con tanto di template che dicono che la voce è solo un abbozzo e che non cita le fonti necessarie. 

Parte del punjab è fuori dai confini indiani, in territorio pachistano: lì a stessa lingua viene scritta con una forma modificata dell'alfabeto arabo chiamata shahmukhi

Come nel devanagari, molte lettere sono sovrastate da un tratto orizzontale che le unisce a quelle adiacenti. 

L'articolo mostra anche un abbecedario illustrato con le lettere gurmukhi, un disegnino a colori di un animale, il suo nome in lingua originale e la sua traduzione in inglese. 

Il cavallo compare due volte: evidentemente si può scrivere in due modi diversi. 

Non tutti i disegni raffigurano animali. C'è un albero, un pescatore, uno smeraldo, una frusta, una tana di serpente, un convoglio di cammelli e.. una "setta di asceti adoratori di shiva". 

C'è anche un "calico printer" alle prese con dei timbri inchiostrati con cui decorare la stoffa. 

Il disegno delle mani giunte rappresenta la "fede", mentre un altro disegno riporta la dicitura "come corvo in una casa deserta". 

Mi sembra di capire che si tratta di parole estratte da un testo sacro della religione sikh, il Guru Granth Sahib. 

Sul web si trovano vari poster con la scritta jee aayan nu in vari stili diversi, stampatello, corsivo e anche con lettere latine ridisegnate come lettere indiane con linea soprastante. Jee Aayan Nu è anche il titolo di un film indiano, di cui si vedono varie locandine col titolo scritto sia a lettere latine che a lettere indiane. 

La scrittura landa da cui deriva no varie scritture ancora in uso, tra cui la gurmukhi venne sviluppata dal decimo secolo a partire dalla sharada, che deriva dalla gupta che deriva dalla brahmi che deriva dall'alfabeto aramaico, diretto discendente da quello fenicio. 

Quest'ultimo sarebbe ispirato a quello proto-sinaitico che deriva dai geroglifici egiziani. 

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