Futhark

L'alfabeto delle rune ha un certo fascino qui in Europa. Venne usato da varie popolazioni germaniche, è collegato col dio Odino, veniva usato per la divinazione su pietruzze che sono le antenate dei tarocchi, ha influenzato il mondo fantasy come per esempio le opere di Tolkien. 

Veniva utilizzato soprattutto per iscrizioni, mentre quando vennero introdotti i libri dai cristiani venne utilizzato fin da subito l'alfabeto latino. 

Qualche iscrizione si può trovare anche in Italia, ma lasciata da persone che venivano da fuori. 

La forma delle lettere viene fatta risalire ad una versione dell'antico alfabeto italico, che a sua volta derivava dal greco che derivava dal fenicio. 

In epoca romantica le rune vennero rivalutate, come pure ebbero un ruolo ai tempi del nazismo. 

Nel corso dei secoli l'alfabeto venne cambiato più volte. Wikipedia in italiano parla di una prima serie runica, usata tra il 150 e l'800 dopo Cristo, poi di una serie runica breve - vichinga, di una serie runica anglosassone e di una serie runica medievale. 

Il sistema runico viene chiamato futhark, dal nome delle prime sei lettere lette in ordine (th è una lettera unica). 

Sul sito Dcode.fr è disponibile un semplice strumento che permette di codificare un testo secondo vari sistemi, tra cui quello delle rune vichinghe, dette younger futhark.

Si può scrivere un testo in lettere normali, ad esempio il proprio nome, cliccare su encrypt e si ottiene la sua traslitterazione in rune che può essere copiata e incollata altrove.

In alternativa, è presente anche una tastiera virtuale con tutte le lettere dell'alfabeto runico, che si possono digitare cliccandoci sopra per poi attivare la funzione decrypt, da cui si ottiene la pronuncia del testo in questione scritta in lettere latine. 

L'alfabeto runico è composto solo da 16 lettere, quello latino attuale da 26. Questo significa che se non ci sono problemi a traslitterare in maniera univoca un'antica iscrizione runica, il procedimento opposto può creare qualche problema. 

Il programmatore ha dovuto assegnare ad alcune rune più di una lettera dell'alfabeto latino. Ad esempio la stessa runa può traslitterare sia la d che la t, mentre un'altra runa si usa sia per la a che per la o. Così se io provo a traslitterare la parola "dato", ottengo due rune ripetute due volte, come se avessi scritto "tata" o "data" o "dodo" o "dado". 

Tempo fa avevo scaricato un font dove uno set stilistici permetteva appunto di trasformare in una scritta runica qualunque testo. Si chiamava Pfeffer Medieval ed è un font di qualità progettato apposta per traslitterare testi medievali, contenendo anche le lettere che oggi non si usano più e quelle con segni diacritici particolari. 

Per poterlo usare bisogna scaricare il file ed installarlo. Poi si apre Word, si scrive il testo usando il font in questione, lo si seleziona, si clicca col pulsante destro, poi su Carattere e nella scheda avanzata si sceglie il numero 4 nel menù chiamato Set Stilistici. 

Altri software, come OpenOffice, non danno accesso a questa possibilità.

Il sito ufficiale non spiega nel dettaglio a quale versione dell'alfabeto runico ci si è ispirati. Notiamo che le lettere qxy vengono lasciate nella loro versione normale, non runica, e che le lettere u e w vengono ottenute usando la stessa runa. 

Lo spazio tra le parole qui viene sostituito da un punto a mezza altezza, mentre la punteggiatura, incluse le parentesi, viene resa genericamente con il simbolo dei due punti. 

Se si usa il sito Dcode per trasformare in rune una parola, questo utilizza i valori Unicode con le lettere corrispondenti. Questo significa che la parola resta scritta in lettere runiche anche se la copiamo e incolliamo in Blocco Note o in un messaggio. Usare il Pfeffer Medieval col Set Stilistico numero 4 invece influisce solo sull'aspetto visivo del testo e non sui valori Unicode dei singoli caratteri. Questo significa che se copiamo il testo e lo incolliamo in Blocco Note o in un' email dove si usa un altro font, viene visualizzato tranquillamente in lettere latine. 

La stessa cosa succede se utilizziamo un font dedicato, dove la forma delle rune è stata inserita al posto delle corrispondenti lettere latine. Se ne trovano vari gratuiti su Dafont nella sezione Rune/Elfico, inserita tra i Simboli. 

Il più scaricato nelle ultime ore è l'Elder Futhark di Curtis Clark. 

Font del genere possono essere usati per produrre un'immagine col testo in questione, ma non per produrre un testo runico da incollare in un messaggio.

Il font di Curtis Clark ripete due volte lo stesso set di rune per maiuscole e minuscole, ma ruotandole di 180 gradi, permettendo di realizzare anche scritte capovolte, chissà perché. 

Per il resto non contiene nient'altro: numeri, punteggiatura e lettere accentate sono sostituite da una semplice barra. 

Il set stilistico del Pfeffer Medieval invece pesca tra i caratteri normali del font quando si trova davanti qualcosa che manca tra le rune. I numeri arabi, per esempio, o le lettere accentate. 

Quindi se scriviamo "perché", per la prima e viene usata la runa corrispondente, mentre per la seconda e, dato che non c'è la runa accentata, viene presa una normale e latina minuscola accentata. 

Quando il testo è composto dai valori Unicode delle rune, come quello prodotto da Dcode.fr, anziché da lettere latine disegnate come fossero rune, può essere visualizzato da un dispositivo solo se quest'ultimo riesce ad accedere a un font in cui le forme delle lettere in questione sono presenti. 

Sul mio computer ad esempio c'è installato di default il Segoe UI Historic. Il cellulare utilizza un font diverso, con lettere meno appuntite, ma comunque non ho problemi a visualizzare correttamente il testo runico e incollarlo in Blocco Note o in Whatsapp. 

Oltre allo younger futhark, il sito Dcode.fr ha anche una funzione che permette di codificare e decodificare l'elder futhark. 

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