Le licenze dei font

 Ho appena visto un video caricato un anno fa su Youtube da un certo Extra Credit Design Club. 

Lo youtuber, con un aria angelica e trasognata a tratti inquietante, dà qualche informazione di base, in inglese, su come funzionano le licenze dei caratteri tipografici. All'epoca dei caratteri in metallo era facile: compravi una cassa di caratteri e la potevi usare a piacimento, e se non ti serviva più la potevi rivendere. Con l'avvento dei font digitali l'acquirente non è più il proprietario del font acquistato, ma può usarlo soltanto secondo i termini della licenza. La fonderia propone diverse licenze a seconda dell'uso che se ne vuole fare: se c'è solo da installarlo sul desktop si paga una certa cifra una tantum, se c'è da inserirlo in una app o un sito web c'è una licenza apposita da rinnovare periodicamente, così come per altri usi. Di solito le licenze commerciali di questo tipo non prevedono né la possibilità di redistribuire i file, né quella di modificarli. 

Il prezzo da pagare varia a seconda dell'intensità dell'uso che se ne deve fare. Ad esempio, per installare un font su un singolo computer si paga di meno, per installarlo su tutti i computer dell'azienda si paga di più. Invece il prezzo della licenza web può essere proporzionale al numero di visite ricevute dal sito. Un sito con poche visite paga di meno rispetto ad uno con molte visualizzazioni. 

Fonderie diverse possono prevedere licenze diverse, quindi è importante per l'acquirente leggere bene cosa dice la documentazione di ciascun font, per evitare di finire nei guai legali per uso non autorizzato di un certo carattere, ma anche per evitare di acquistare una licenza più costosa quando per le proprie esigenze ne basterebbe una meno costosa. 

Nel filmato si parla poi di licenze per uso personale, dove non è prevista la vendita di un prodotto o comunque un guadagno, e di licenze trial, che prevedono che l'utente installi il font solo per provare se è adatto al suo progetto e compatibile col suo software e non per produrre grafiche di alcun genere. Non si parla di licenze libere, come la Ofl e altre che regolano l'uso dei caratteri disponibili su Google Fonts, ma pazienza. 

Lo youtuber è anche un designer, produce i suoi font e li vende con una licenza particolare, che non ha nulla a che vedere con quelle appena viste. Anziché dosare il prezzo sull'intensità dell'uso, lo dosa sulla dimensione dell'azienda beneficiaria. Se un designer usa un font per un suo progetto personale, paga la licenza singola, se lo usa per una grande azienda, il prezzo che il cliente deve pagare è molto alto, indipendentemente dall'intensità dell'uso, anche se il font è installato solo su un computer.

Viene segnalata un'altra fonderia che adotta una licenza di questo tipo, Mass-driver.com. La licenza illimitata costa 60 mila dollari. "Ehi, non è male considerando che ho visto fonderie, e non sto mentendo, che chiedono un milione di dollari per una licenza illimitata", dice lui nel video. 

Sarebbe interessante sapere quale fonderia e per quale font. 

Ok, ma qual è la fonderia del tizio che ha fatto il video? E' thatthattype. Andando sul sito ufficiale troviamo vari font in evidenza con l'etichetta New. Il primo della lista è Fayte Pixel, un gotico stretto dal contorno pixelato.

Cliccando sul pulsante Buy viene chiesto prima di tutto se lo si sta acquistando per sé o per il proprio cliente. 

Il prezzo che viene proposto è quello per licenza individuale commerciale: per i 4 stili che compongono la famiglia il costo è di 30 dollari, oppure 20 dollari per stile singolo. La licenza fino a 5 dipendenti costa invece 60 dollari per 4 stili (anziché 160). Quella fino a 10 dipendenti costa 90 dollari (anziché 240). 

E così a salire. La licenza per per aziende tra 500 e mille dipendenti costa 4.500 dollari (scontata da 12 mila). 

Infine c'è la licenza oltre mille dipendenti che costa 6.600 dollari (da 17.600). 

C'è la possibilità di ricevere font con licenza di prova fornendo nome e email. I file contengono solo maiuscole e minuscole non accentate, numeri e quattro segni di interpunzione, punto, virgola, esclamativo e interrogativo. 

La sezione About elenca alcuni clienti famosi della fonderia seguiti da un testo intitolato Our Story, la nostra storia.

"Dire la nostra storia è un po' fuorviante... perché sono solo io. Solo una persona. Dico 'nostra' perché i miei amici mi hanno detto che mi fa sembrare una vera azienda. Sono abbastanza indeciso sul concetto". 

Ok, ma come si chiama lui?

A quanto pare non ci tiene più di tanto a far conoscere il suo nome, dato che non lo mette in vista. 

Il canale Youtube è stato aperto due anni fa e l'ultimo aggiornamento è stato caricato 5 mesi fa: è lungo mezz'ora ed è stato visualizzato solo 372 volte. I due più visti hanno totalizzato 16 mila visualizzazioni, ce n'è qualcuno tra 4 e 7 mila, gli altri hanno fatto meno di mille. 

Non credo che questa fonderia sia presente sulle principali piattaforme. 

Scorro rapidamente la lista dei font presenti sul sito ufficiale e ne noto due in particolare. Uno si chiama World Peace. Le lettere sono fatte di disegnini di persone sorridenti. Ad esempio la A è fatta con un ragazzo e una ragazza che si baciano e si tengono per mano. 

L'altro invece si chiama Cesso. 

Ahem...

E' un bel serif elegante, con contrasto tra tratti spessi e tratti sottili, forme originali, parecchie legature. 

Il sito fornisce una carrellata di specimen di tutti i tipi per suggerire alcuni usi e dare un'idea dell'effetto che fa su biglietti da visita, felpe, manifesti eccetera. 

Non trovo un testo di presentazione del font che spieghi il perché di un nome, che in effetti sul mercato italiano risulta un po' infelice. Impaginare una grafica elegante in caratteri Cesso non è proprio una cosa appagante, per un grafico. 

Per sapere il nome del disegnatore chiedo lumi a Copilot, ma neanche l'IA di Microsoft mi riesce ad aiutare. "Sul sito ufficiale e sui canali pubblici come Instagram non viene esplicitamente indicato il nome del proprietario o del fondatore". 

Già che ci sono faccio anche una domanda a Copilot a proposito dei font più costosi al mondo. Prima mi cita Neue Helvetica World, un font che supporta 150 lingue, e poi Frutiger Next, ma non fornisce cifre, anche perché, dice, "molte fonderie non rendono pubblici i prezzi per licenze enterprise o globali". 

Poi mi dice che il Gotham avrebbe licenze illimitate che arrivano ad oltre 20 mila dollari. 

Infine dice che "alcune aziende commissionano font esclusivi pagando centinaia di migliaia di dollari per diritti esclusivi e sviluppo". Nomina Apple San Francisco, Google Roboto e Netflix Graphique. 

Vado a cercare il Gotham. I primi risultati che mi vengono forniti dai motori di ricerca sono i siti che lo offrono gratuitamente. Quelli contro cui lo youtuber ha messo in guardia all'inizio, dicendo che potrebbero anche essere trappole per attirare visitatori al fine di installare software dannoso sui loro computer e rubare loro i soldi o l'identità. 

Il punto di riferimento ufficiale sarebbe il sito di Hoefler&Co., dal suggestivo nome Typography.com.

La licenza per un solo computer costa... 996 dollari (scontato da 1.472)! Questo perché la famiglia è composta da ben 66 stili. 

Comprare la licenza per 200 computer verrebbe a costare 10.397 dollari, scontato da oltre 24 mila. 

Per licenze da oltre 200 computer il sito non fornisce numeri e dice di contattare direttamente l'azienda. 

Una licenza web può essere Cloud Hosted, e per sapere il prezzo bisogna contattare l'azienda, o Self Hosted, dove il prezzo varia a seconda del traffico mensile. 

Con 250 mila pagine visualizzate al mese il prezzo annuale, per tutti i 66 stili, è di 10.450 dollari. Per un milione di pagine visualizzate al mese, si paga 20.900 dollari, anche qui senza sconti. 

Per cifre superiori: contattare l'azienda. 

Per normali esigenze i prezzi possono essere più accessibili. Acquistando un pacchetto di soli otto font, i pesi da Light a Bold più i corsivi, anziché 20.900 si pagano solo 4.800 dollari l'anno, con siti da un milione di views al mese.

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