L'evoluzione dei caratteri tipografici

Il secondo capitolo dello Sheepbook di Eirk Spiekermann, leggibile gratuitamente su Google Fonts nella sezione Knowledge, fa una rapida carrellata sulla storia dei caratteri tipografici nel corso dei secoli. 

La prima grande foto che ci viene mostrata è tratta dalla Colonna Traiana di Roma. Sono lettere che hanno tutto il fascino dell'antichità ma allo stesso tempo ci sono molto familiari, perché sono la base delle lettere tipografiche che si usano ancora oggi. Certo, le proporzioni in certi casi cambiano, così come i dettagli. La lettera più strana forse è la C. Anche la E in molti serif moderni è disegnata in maniera un po' diversa. Ma l'idea di aggiungere le grazie alle estremità delle aste è stato ripreso pari pari dall'antica Roma, così come l'idea che i due tratti obliqui della A non devono avere lo stesso spessore. 

Sui libri degli antichi romani le lettere erano molto diverse, anche perché venivano tracciate a mano. I tipografi rinascimentali però hanno basato i loro caratteri sulle iscrizioni lapidarie romane, cioè quelle che venivano incise nella pietra. Gli antichi romani usavano sempre e solo le maiuscole, tanto sulle lapidi quanto sui libri. Le minuscole sono state messe a punto dopo la caduta dell'impero. Gli incisori di caratteri hanno preso come base le forme e proporzioni delle minuscole che si usavano alla corte di Carlo Magno, ridisegnandole sulla base degli stessi criteri delle maiuscole lapidarie romane. 

Il fatto che le iscrizioni degli antichi romani siano perfettamente leggibili ai nostri occhi non deve farci pensare che non sia cambiato niente in migliaia di anni. Nel corso del medioevo era stato messo a punto uno stile chiamato impropriamente "gotico", dove le lettere erano spezzate in vari tratti rettilinei paralleli molto ravvicinati tra loro, senza contare che erano state aggiunte legature e abbreviazioni che rendevano il testo illeggibile ai nostri occhi. E' proprio su quello stile che venne modellato il primo carattere tipografico della storia, quello messo a punto da Gutenberg a metà del Quattrocento. Insomma, è più facile leggere un testo romano che risale all'antichità che un testo stampato pochi secoli fa. 

Nel giro di pochi anni gli stampatori tedeschi che portarono la tipografia in Italia dovettero mettere a punto un nuovo stile, dato che gli umanisti rinascimentali stavano riscoprendo l'antichità romana e la consideravano un'epoca di splendore da contrapporre al medioevo. Ecco quindi i primi caratteri tipografici in cui vennero riscoperte le linee curve e le proporzioni antiche. 

Sullo Sheepbook si può vedere una foto in grande di un libro stampato dall'italiano Aldo Manuzio nel 1499. Al di là di qualche stranezza, come l'uso della s lunga, la forma delle lettere è pressoché uguale a quella che si vede sui libri di letteratura che vengono stampati oggi. In mezzo millennio sembra che sia cambiato ben poco.  

La pagina successiva mostra esempi di stile cancelleresco e caratteri tipografici ornati. 

Seguono considerazioni sul fatto che alcuni principi basilari che riguardano l'armonia sono innati e presenti anche in natura, mentre alcune scelte riguardanti i caratteri tipografici possono dipendere dall'epoca e dalla tecnologia usata. Sui primi computer si dovevano usare per forza caratteri composti da pochi pixel molto grandi. Nel far west magari venivano disegnate lettere coi tratti orizzontali spessi in maniera esagerata e quelli verticali sottili. 

Tipi di carattere come il Garamond, perfetti per stampare su carta, non risaltano bene sui monitor, per cui i disegnatori hanno messo a punto dei serif più robusti. Senza contare che l'occhio delle persone si è anche abituato a vedere i caratteri sans serif in contesti in cui prima erano impensabili. Gli articoli di giornale o le voci dell'enciclopedia tradizionalmente erano scritti in caratteri serif, mentre oggi sui siti di informazione o su Wikipedia è normale trovare testi in caratteri senza grazie. 

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