Matrici display della Monotype
Sul sito dello Science Museum Group, nella sezione Collection, si può trovare la descrizione di alcune polizze di matrici della Monotype in dimensione display.
Le descrizioni danno anche delle informazioni sul contesto: la Monotype era un'azienda che aveva messo a punto, all'inizio del Novecento, delle macchine per la composizione a caldo dei testi da stampare. Se in precedenza i tipografi dovevano prendere a mano i caratteri dagli appositi scompartimenti uno alla volta, e poi rimetterli a posto uno alla volta dopo avere finito di stampare, con il sistema della monotype c'era una tastiera su cui veniva digitato il testo che veniva poi memorizzato su un nastro di carta perforata. Quando questo nastro veniva caricato in una macchina compositrice, questa pompava il piombo fuso in uno stampo dove c'erano le matrici e produceva rapidamente tutte le lettere necessarie, nel giusto ordine. Finché c'era la materia prima, il tipografo non correva più il rischio di finire i caratteri tipografici a disposizione.
Dice il sito che l'azienda produceva matrici sia in punti tipografici che in standard continentale Didot, che era quello che si usava in Europa.
La dimensione più piccola era 4 punti e un quarto, la più larga era 72 punti, ossia un pollice, o anche 72 punti Didot.
E' chiaro che erano in circolazione caratteri più grandi per impaginare i manifesti, ma quelle scritte venivano composte a mano, non con le macchine Monotype.
A quanto dice il sito, i caratteri da 14 punti in su venivano considerati in dimensioni display, perché più adatti ai titoli che ai testi continui.
Monotype aveva realizzato revival di font storici, disegni tradizionali e disegni originali.
A seconda delle esigenze, i caratteri potevano anche solo essere affittati per un giorno o una settimana, oppure comprati.
Sul sito è possibile anche vedere le foto di alcune delle matrici in questione, tra cui un set di Times New Roman composto da 88 glifi, credo in corpo 72.
La cosa che notiamo è che tutte e matrici hanno la stessa larghezza, a parte il trattino lungo e un paio di legature maiuscole. Questo dipende dalle caratteristiche della macchina, anche se il font non è monospace.
Vediamo che sono presenti lettere maiuscole, minuscole, numeri, punteggiatura di base le legature con la f minuscola più qualche altra anche maiuscola, alcuni simboli di valuta e una specie di croce.
Le lettere sono leggibili nel verso giusto, in incavo. Ovviamente colando il piombo fuso sopra queste matrici si ottenevano caratteri con lettere in rilievo e dalla forma rispecchiata.
Tutte le matrici sono disposte in una scatola, e dall'alto se ne può vederne solo il fianco (tranne per quelle più larghe) con delle indicazioni numeriche: 72 dovrebbe essere il corpo, 327 la serie, gli altri numeri non so.
I sistemi Monotype furono in uso nelle tipografie e nell'editoria fino all'inizio degli anni Ottanta del Novecento, quando furono sostituite da sistemi computerizzati.
Monotype è ancora oggi un colosso nel settore, e vende font digitali.
Il sito dei musei segnala le foto di altri oggetti correlati: righe di testo uscite da una linotype, macchine da scrivere di varie epoche, eccetera.
Inoltre contiene materiali provenienti da vari altri musei britannici, tra cui quello delle ferrovie, quello dei trasporti, e alcuni musei dedicati a scienza e innovazione.
Dal punto di vista tipografico, notiamo una particolarità nel modo in cui è impaginato il sito: i nomi delle sezioni hanno la prima lettera in Bold e l'ultima in Light, con quelle intermedie che vengono scelte sempre più sottili.
Un tempo era complicato fare una scritta del genere, perché ogni peso diverso era un font a sé, e in molti casi i produttori non realizzavano pesi intermedi.
Con i font variabili invece, che sono un'invenzione degli ultimi anni, lo spessore delle aste diventa semplicemente un asse del font, per cui si può passare da un peso all'altro attraverso cento e più livelli intermedi, per effetti statici come in questo caso oppure dinamici come nelle animazioni.
Tuttavia qui non abbiamo un font variabile inserito nel codice della pagina, bensì una grafica vettoriale svg con le parole necessarie.
Il codice della pagina si dice che il font usato è SMGSans, evidentemente disegnato apposta per lo Science Museum Group, non sappiamo da chi.
Sul sito del c'è anche una pagina dedicata, ma senza riferimenti al disegnatore.
I pesi indicati sono cinque, da Thin a Fat.
Noto che la t è cruciforme, mentre la a è a due piani e la O non è circolare ma stretta.




Commenti
Posta un commento