Peso e colori nella segnaletica

Sto leggendo il libro di Erik Spiekermann Find Out How Type Works, detto The Sheep Book per via di un aneddoto che viene citato all'inizio e che riguarda il type designer novecentesco Fredric Goudy. Il testo è disponibile gratuitamente in Pdf nella sezione Knowledge della piattaforma Google Fonts. 

Il primo capitolo si intitola "Type is everywere" (i caratteri sono ovunque). Parte dall'aneddoto di un viaggiatore che è stato in Giappone e si è sentito perso perché non poteva leggere cosa c'era scritto su etichette e cartelli, visto che era tutto in caratteri giapponesi. Mostra poi le testate distintive di alcuni quotidiani, spiega come i contenuti vengono organizzati in una griglia, nota che ci sono persone competenti che scelgono accuratamente tutti i dettagli che nessuno nota o su cui nessuno fa mente locale. Si sofferma poi sui moduli di vario genere, sui contesti più strani in cui compaiono scritte realizzate con metodi di stampa particolari, ad esempio quelle che vengono stampate sulle uova, e arriva infine a parlare della segnaletica. 

Se dal Quattrocento all'Ottocento la tipografia ha prodotto solo caratteri librari, e dall'Ottocento in poi ha iniziato a creare caratteri per la pubblicità, il Novecento nell'immaginario di molti è il secolo della segnaletica. Sono stati disegnati in quel periodo i principali punti di riferimento nel settore: l'Helvetica, il Futura, anche il Bauhaus. 

Il libro di Spiekermann cita alcuni dei caratteri più apprezzati oggi: Frutiger, Transport, Clearview, e specifica i contesti in cui vengono usati. Si parla di strade, autostrade, aeroporti, stazioni. 

Spesso nelle commissioni che hanno preso le decisioni non c'era nessun esperto di tipografia, per cui si è scelto in base al senso comune, ma col passare del tempo si sta capendo l'importanza dei dettagli anche in questo settore. 

Alcuni font, come l'Helvetica, hanno la I maiuscola che è uguale alla l minuscola. Altri hanno anche un numero 1 che visto a distanza si può confondere con questi due segni. L'istituto tedesco per lo standard industriale ha dato direttive precise: quando si sceglie un carattere bisogna assicurarsi che questi tre simboli siano facilmente distinguibili: la I deve avere le grazie sopra e sotto, la l l'estremità inferiore curvata, e l'1 almeno un tratto orizzontale nella parte inferiore. 

Una delle cose di cui bisogna tenere conto scegliendo i caratteri è il peso dei tratti in relazione ai colori usati. 

Lettere chiare su fondo scuro sembrano più pesanti e sono più difficilmente leggibili: in quel caso bisogna utilizzare un peso leggermente inferiore. 

Lo stesso problema si può creare quando abbiamo un tabellone retroilluminato: attorno alle lettere chiare si viene a creare una alone che peggiora la leggibilità. E' importante usare un font più leggero, ossia coi tratti più sottili. 

Qualcosa del genere succede anche sui cartelli autostradali americani, che hanno uno sfondo verde con lettere chiare e di materiale catarifrangente. Proprio per migliorare la leggibilità di notte, anni fa si è deciso di usare un font diverso, con le lettere più aperte che rendono difficile scambiare una e minuscola per una o, per chi passa in velocità e con gli abbaglianti accesi. Ne ho parlato in un post tempo fa. 

Persone diverse possono avere sensibilità diverse. Alcuni possono essere particolarmente infastiditi da un dettaglio che altri neanche notano. L'importante è che il carattere raggiunga il suo obiettivo: essere leggibile a sufficienza a seconda del contesto, creare un'atmosfera familiare per il lettore, attirare eventualmente l'attenzione, suggerire qualche chiave di lettura se serve.. 

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