Gutenberg su Grokpedia, in Grok e Gemini
L'intelligenza artificiale può essere utilizzata per produrre roba disgustosa come lo slop che ha invaso Youtube solo nell'ultimo mese: numerosi short che ripetono poche banalità su Gutenberg solo come pretesto per mostrare le immagini generate. Peccato che queste ultime siano estremamente inaccurate, mostrando torchi da stampa dalle forme più improbabili, e personaggi intenti in attività insensate con penne, punteruoli e altre attrezzature senza senso.
Tanto per curiosità ho fatto la ricerca "gutenberg cat" su Youtube. Pensavo peggio, ma comunque due video di slop li ho trovati: in uno Gutenberg è un gatto arancione che armeggia con un torchio, fa comparire e sparire caratteri da un tavolo, esamina un foglio stampato, ripone libri in uno stanzone dalle finestre gotiche.
Stiamo parlando di un essere con la testa di gatto ma la postura umana, vestito con un mantello arancione e abiti medievali.
Un altro utente ha giocato con l'IA per inventare una favoletta: Gutenberg era aiutato da vari gatti. Ed ecco dei simpatici felini, vestiti di tutto punto e con occhiali novecenteschi, alle prese con le presse più assurde, con caratteri disseminati sul pavimento, con fogli di vario genere. Non c'è coerenza tra gli stili delle varie immagini. La storiella si conclude con la notizia dell'invenzione della stampa che si sparge di città in città, grazie ai gatti che portano alcune pagine camminando tra i vicoli e sui tetti.
Il primo filmato era animato, questo è più dilettantesco fatto con immagini ferme. Ce n'è anche un terzo, col marchio Sora in bella vista, che mostra un tizio barbuto che in due secondi tira su un foglio col disegno di un gatto a tutta pagina, mentre qua e là qualche elemento ricorda una pressa e dei caratteri.
Non mi pare il caso di pubblicare i link ai video in questione.
Ma non è di questo che voglio parlare qui bensì di Grokpedia, l'enciclopedia che Musk ha inaugurato da poco per raccontare la sua versione dei fatti su tutto.
A differenza di Wikipedia che è stata scritta pezzo per pezzo dagli esseri umani, Grokpedia è stata assemblata dall'intelligenza artificiale attingendo in automatico da numerose fonti disponibili online.
La home page mostra solo una casella di ricerca su un fondo scuro, un cielo stellato con poche stelle che compaiono e scompaiono in posizioni sempre diverse.
Solo la voce "Johannes Gutenberg" attinge a 108 fonti diverse, con frequenti richiami nel testo, tutte elencate e linkate alla fine. Beh, non tutte linkate: la numero 99 rimanda a Wikimedia, alla categoria dei monumenti dedicati all'inventore tedesco. C'è l'indirizzo completo ma non è cliccabile, a differenza di tutte le altre. Che dispettoso!
L'articolo risulta essere lungo 7600 parole circa, ed è diviso in paragrafi. Ogni paragrafo sembra generato indipendentemente dagli altri, quindi il testo è un po' ripetitivo.
Si comincia col ricostruire la vita di Gutenberg, le origini, l'infanzia, l'apprendistato. Un'altra sezione è dedicata al suo periodo a Strasburgo, con l'avventura della produzione di specchietti in metallo che si concluse con una causa legale e con i primi tentativi di mettere a punto il procedimento tipografico. Si passa poi al suo ritorno a Magonza, la società con Fust, lo sviluppo di tutte le innovazioni necessarie, e poi la stampa della Bibbia delle 42 righe e i lavori successivi.
Una sezione è dedicata al processo del 1455 e la perdita della stamperia. Si parla poi dei suoi ultimi anni di vita e della morte.
Ma l'articolo non finisce qui: vengono forniti dettagli sul procedimento di stampa, sull'invenzione di un'inchiostro che facesse presa sul metallo e sulla scelta della carta.
La sezione successiva parla dei precursori asiatici dell'invenzione europea, e delle varie dispute che emersero in Europa sul ruolo effettivo di Gutenberg nella messa a punto del procedimento e sul ruolo degli assistenti.
E si prosegue: le conseguenze sulla società dopo l'invenzione della stampa, con la diffusione della conoscenza, la nascita della produzione di massa, l'influsso sulla successiva riforma religiosa e sulla scienza.
Una sezione è dedicata ai lati negativi della stampa: la propagazione di errori o anche menzogne a fini propagandistici.
Il tutto si conclude con considerazioni sulle trasformazioni culturali e istituzionali e con qualche riferimento ai monumenti esistenti e a varie iniziative dedicate a ricordare l'inventore tedesco.
Le scritte sono in bianco su fondo grigio scuro, ma è possibile anche avere scritte scure su fondo chiaro.
Il testo è in caratteri senza grazie. Il font usato è Universal Sans, dimensione 16px. Il peso sembra maggiore quando il fondo è scuro, ma credo si tratti di una normale illusione ottica.
Il titolo dell'articolo è in Source Serif 4, dimensione 2.125 em. Come mai un numero così strano? Beh, dato che em vale 16, moltiplicandolo per questo numero arriviamo a 34px esatti.
Grokpedia è disponibile per ora solo in inglese.
La lettura dell'articolo dà abbastanza soddisfazione.
Ci sono parecchie informazioni precise e spunti di discussione.
Si dà per scontato che il procedimento e i materiali utilizzati siano gli stessi divenuti poi classici nella tipografia e sopravvissuti per quattro secoli almeno, anche se non sappiamo niente di quanti e quali tentativi ci sono voluti per arrivare a quel metodo lì. Non esiste una documentazione di prima mano su come lavorava Gutenberg.
Una frase interessante è quella che riguarda la stampa della Bibbia: Gutenberg utilizzò "fino a quattro compositori contemporaneamente su presse multiple".
Mi pare di avere letto altrove che aveva iniziato con due linee di composizione e non necessariamente più di una pressa, per poi aumentare le risorse a disposizione.
Il suo rapporto con Fust viene raccontato in maniera molto dettagliata, che al confronto quello che dice Wikipedia in italiano sembra una favoletta.
Grokpedia parla di un prestito iniziale di 800 guilders con un interesse del 6% annuale nel 1450, più altri 800 nel 1452. Nel 1455 il debito era di 2.026 guilders.
Wikipedia in italiano parla di fiorini. Ma anche Grokpedia usa la parola florins, solo per indicare il prezzo della Bibbia in vendita: 30 fiorini l'una.
E' la stessa moneta?
Provo a chiedere a Grok in persona. Non c'è un link diretto da Grokpedia, ma avendo l'account posso usare il chatbot dell'intelligenza artificiale.
"Quanti soldi doveva restituire Gutenberg a Fust?"
La risposta dice che i due prestiti ammontavano a 1600 "gulden, o fiorini renani". Ma dice anche che il primo prestito non prevedeva interessi; il 6% era solo sul secondo prestito. Interessi e spese legali ammontavano a 400-460 gulden.
Gli chiedo allora: a quale prezzo venne venduta la Bibbia di Gutenberg?
Mi fornisce una tabella: le copie su carta costavano 30-40 fiorini renani, quelle su pergamena tra i 50 e i 100.
La risposta non cita mai la parola gulden, ma fornisce qualche punto di riferimento per capire il valore di questa moneta.
Il costo di una sola Bibbia su carta equivaleva a circa 2 o 3 anni di salario di un artigiano qualificato.
Un fiorino renano del 1455 poteva valere tra i 3 e 3,5 grammi d'oro.
Con 30 fiorini si comprava una piccola casa a Magonza o 10-12 cavalli da lavoro.
Una Bibbia manoscritta di lusso dell'epoca costava tra i 200 e i 1000 fiorini.
Dato che il mio blog è su piattaforma Google, faccio la richiesta anche a Gemini. Che mi risponde parlando dei due prestiti di 800 fiorini "(o gulden)", senza parlare di interessi.
Gli chiedo: "a quanto ammontavano gli interessi?"
"Stando ai documenti storici relativi alla causa intentata da Johannes Fust contro Johannes Gutenberg, l'ammontare degli interessi non è univoco per l'intera somma di 1600 fiorini ma è ben specificato per il primo prestito", il cui tasso di interesse era il 6%.
Fust chiese 2.026 fiorini, quindi gli interessi composti erano 1.226 fiorini, ci dice Gemini, aggiungendo tra parentesi (2.026-800). Tutto il testo è in caratteri senza grazie, mentre solo questo calcolo è in caratteri con grazie. KaTex Main o Times New Roman, dice il codice, mi sembra.
Comunque chiedo vagamente a Gemini di calcolarmi gli interessi su 800 fiorini al tasso del 6% in cinque anni. Il risultato è 240 fiorini.
A questo punto l'IA inizia ad arrampicarsi sugli specchi aggiungendo una "nota sul contesto storico".
"E' importante notare che nel caso del debito tra Gutenberg e Fust gli interessi richiesti erano molto più alti. Questo perché Fust applicò il regime di interessi composti e probabilmente per un periodo più lungo, oltre a possibili penali o spese accessorie".
Segue il calcolo del Montante (Capitale+Interessi), che prevede la moltiplicazione di 800 per (1+0,06) elevato alla quinta e restituisce un valore di 1.070,58 fiorini. Tolto il capitale iniziale, si ottiene un risultato di 270,58 fiorini. Che è più alto del valore fornito in precedenza, ma è sempre più basso dei 1.200 euro che ci ha prospettato all'inizio.
C'è da dire che sto usando Gemini in modalità Veloce. Comunque, secondo me l'antidoto contro la fiducia nell'intelligenza artificiale si ottiene usandola. Non puoi fidarti ciecamente di quello che dice Gemini perché è in contrasto con quello che ha detto poco prima, e non puoi fidarti di quello che dice Grok perché è in contrasto con Grokpedia. Ma quale di queste versioni è quella giusta, sempre che ci sia una versione giusta qua in mezzo?
Per quanto riguarda il prezzo di vendita della Bibbia, Gemini è d'accordo nel fissare in 30 fiorini il prezzo di una copia cartacea, ma fissa a solo 50-60 fiorini il prezzo di una copia su pergamena.
Tuttavia aggiunge: "Questi prezzi si riferivano al manoscritto non rilegato e non miniato", dove per manoscritto ovviamente intende il testo stampato. "I compratori dovevano poi sostenere i costi aggiuntivi per la rilegatura e la decorazione (miniatura) delle pagine che potevano raddoppiare o triplicare il costo finale".
Anche Gemini vuole dare un'idea del valore della moneta in questione: "30 fiorini all'epoca equivalevano a circa tre anni di stipendio di un impiegato di concetto o al salario di un maestro artigiano". Una Bibbia manoscritta poteva costare "fino a 500 fiorini".
Già che ci sono faccio una domanda delicata: "Quanti font ha fabbricato Gutenberg per stampare la Bibbia?"
Lo chiedo prima a Grok.
"Per stampare la Bibbia a 42 linee (B42) Johannes Gutenberg e il suo team non usarono un solo font, ma un set molto complesso di caratteri mobili appositamente disegnati e fusi".
Beh, a quanto ne so io un font è appunto un set di caratteri appositamente disegnati e fusi, ma vabbè.
Grok fornisce numeri precisi basati su studi tipografici moderni in particolare quelli di Gottfried Zedler, Paul Schwenke e più recentemente del Gutenberg Museum e del progetto Typenrepertorium der Wiegendrucke".
I "caratteri diversi (sorti)" sono 290 o 292 "a seconda dello stato": "include maiuscole, minuscole, legature, abbreviazioni e segni di punteggiatura".
Alcune lettere avevano tra le 6 e le 8 varianti "per ottenere la giustificazione perfetta e imitare i manoscritti di lusso".
Il "totale dei glifi unici considerando tutte le varianti" è di "1.200-1.550 punzoni/glifi diversi", "E' il motivo per cui si dice che Gutenberg creò il set di caratteri più complesso del XV secolo".
I "Caratteri effettivamente fusi e usati" sono "diverse centinaia di migliaia di pezzi", dato che "ogni pagina richiedeva circa 2.700-3.000 caratteri composti a mano".
In effetti i caratteri erano riutilizzabili: finito di stampare una pagina venivano rimessi a posto e utilizzati per comporne un'altra. Dice Grokpedia che forse un carattere in metallo all'epoca poteva reggere 3.000 o 4.000 "pulls" prima di essere fuso di nuovo. Ogni pagina della Bibbia veniva stampata in 180 copie.
Comunque la risposta alla mia domanda prosegue. Grok dice: "In pratica Gutenberg creò un solo font nel senso moderno (lo stile gotico chiamato textura o DK Type - Donatus Kalender Type) ma questo font era composto da circa 290-300 caratteri base + centinaia di varianti e legature, per un totale reale di oltre 1.000-1.500 punzoni diversi incisi a mano".
Qui comincia a venirmi un po' di giramento di testa. La stessa frase è ripetuta poco più in basso nella risposta sintetica.
In precedenza aveva detto che Gutenberg non aveva usato un solo font mentre ora dice che è un solo font.
Le "centinaia di varianti e legature" le conta a parte, oltre i 290 caratteri base. Dato che le lettere dell'alfabeto sono meno di 30, meno di 60 se sommiamo maiuscole e minuscole, come si arriva a 290 se non si contano legature e varianti?
Il nome Donatus-Kalender l'abbiamo già incontrato: è il nome che danno gli studiosi al carattere usato per stampare una grammatica latina (scritta da Aelius Donatus) e un pamphlet che incitava a organizzare una crociata (suddiviso per mesi e quindi chiamato Calendario o Kalender).
A quanto ho capito io, il font D-K è leggermente diverso rispetto al B42, usato per la Bibbia a 42 righe, almeno per quanto riguarda le maiuscole. Qui invece si butta tutto nello stesso calderone.
Agli albori della tipografia ogni stampatore si fabbricava in proprio i suoi caratteri per usarli nella propria stamperia. Quindi i caratteri non avevano nomi commerciali decisi dalla fonderia, come avvenne in seguito, o nomi propri come avviene oggi. Non c'erano cataloghi o annunci pubblicitari per ciascun font. Tutto quello che si sa lo si deve dedurre da ciò che si vede sui libri stampati.
Stessa domanda per Gemini, modalità Veloce: "Quanti font ha fabbricato Gutenberg per stampare la Bibbia?"
"Gutenberg non ha fabbricato un solo font (nel senso moderno di un unico stile) ma un vasto assortimento di caratteri mobili per replicare fedelmente la scrittura dell'epoca, chiamata Textura o Textualis". Arieccola. Un assortimento di caratteri è appunto ciò che si chiama font.
"Si stima che per stampare la Bibbia a 42 linee, Gutenberg abbia fuso quasi 300 caratteri diversi. Questo numero era necessario per: lettere minuscole e maiuscole; segni di punteggiatura e numeri; legature e abbreviazioni. In sintesi ha creato quasi 300 diversi blocchi di metallo riutilizzabili per comporre il testo".
Mi viene un po' da piangere.
Gemini non sa di cosa sta parlando. Si intuiva quando diceva che erano stati fusi 300 caratteri, ma poi con la frase finale se ne è avuta la certezza.
I 300 caratteri di cui si parla sono le matrici di ciascuna lettera maiuscola, minuscola, legatura, abbreviazione o lettera con segno diacritico, o segno di punteggiatura. Da ogni matrice dovevano essere prodotte innumerevoli copie dello stesso carattere per poter avere abbastanza lettere da riempire una pagina, o meglio più di una tenuto conto che almeno all'inizio le linee di produzione avviate da Gutenberg erano due, che presumibilmente lavoravano a comporre due pagine mentre una terza e forse una quarta pagina erano in stampa.
Col metodo definitivo che rimase in uso fino all'Ottocento, il punzone veniva inciso a mano; la matrice veniva ottenuta battendoci sopra il punzone; e ogni copia del carattere veniva realizzata versando nello stampo con la matrice una mestolata di piombo fuso che si solidificava all'istante (in realtà era una lega con molto piombo e un po' di stagno e antimonio per regolarne la durezza e la resistenza).
Quindi non è vero che Gutenberg abbia "fuso quasi 300 caratteri diversi" e abbia "creato quasi 300 blocchi di metallo".
I blocchetti di metallo derivati dalla fusione erano molti, molti di più. Le matrici probabilmente erano quasi trecento. E i punzoni... Beh, non si sa. Tradizionalmente un punzone produce una matrice, ma qualche irregolarità nei caratteri di Gutenberg ha fatto ipotizzare che possa avere battuto punzoni diversi sulla stessa matrice per ottenere i vari tratti della lettera. Comunque nel corso dei secoli sono circolate anche ipotesi diverse per spiegare le irregolarità.
Conclusione? Usare l'intelligenza artificiale dà qualche soddisfazione apparente. Il chatbot fornisce all'utente informazioni nuove in maniera immediata, contestualizza il valore dei fiorini, esegue il calcolo degli interessi semplici e composti. Tuttavia in sintesi fornisce informazioni contraddittorie con quanto ha appena detto otre che con quanto dicono gli altri chatbot. La sensazione finale è che non abbia la minima idea di cosa stia dicendo. E se ti dà informazioni sbagliate sulle cose che già sai, e te ne accorgi, come fai a fidarti e a credergli su ciò che non sai?
Se non è vero che Gutenberg ha fuso solo 300 blocchi di metallo possiamo credere che un "impiegato di concetto" nel 1450 guadagnasse dieci fiorini l'anno?
Certo l'articolo di Grokpedia letto nel suo insieme è impressionante e impegnativo. Hanno scritto i siti web italiani che Grok crea i vari articoli mano a mano che la gente effettua le ricerche. In alto a destra compare un pulsante per l'Edit. Sembra che alla pagina di Gutenberg nessuno ci abbia ancora messo mano.
Grokpedia non ha immagini. Le immagini generate dall'IA che si vedono nello slop di Youtube sono abbastanza deludenti. Certo, vederle superficialmente dà soddisfazione, dal punto di vista tecnico sono eccezionali, ma basta un attimo per rendersi conto della deformità di quello che raffigurano: ora il numero delle dita non dà più fastidio, gli occhi dei personaggi non si squagliano, ma se un torchio tipografico quattrocentesco viene raffigurato di ferro, con gli ingranaggi, la tastiera e la canna fumaria è evidente che qualcosa non quadra.
Il rischio è che nei testi scritti si verifichi lo stesso fenomeno. A prima vista sono eccezionali: guarda quante parole, con articoli, nomi, aggettivi e punteggiatura messi al punto giusto! Ma anche lì potrebbe esserci qualche enorme deformità nel testo fornito. Qualcosa che non salta subito all'occhio come una mano con sei dita o un incisore che lavora con due punteruoli, ma se uno conosce l'argomento se ne accorge. Il problema è che chi non conosce l'argomento può prendere per buono tutto quello che c'è scritto, anche le informazioni più sbagliate.
Una cosa che ho pensato prima ma ho dimenticato di scrivere: Google ha dedicato un punto del suo elenco ai "segni di punteggiatura e numeri" che farebbero parte del set di quasi 300 caratteri di Gutenberg.
Mi pare di ricordare che non c'erano numeri nella Bibbia di Gutenberg. All'epoca le cifre o si scrivevano per esteso o a numeri romani. La scannerizzazione delle pagine della Bibbia stampata dall'inventore tedesco è online. Dovrei andare a controllare, prima o poi. Ma non oggi.
Concludo con una curiosità: Wikipedia in inglese ha una pagina dedicata ai guilder, dicendo che il termine è la versione inglese di gulden. La pagina è collegata all'articolo in italiano dedicato al fiorino.




Commenti
Posta un commento