La scelta dei caratteri
Il quarto capitolo dello Sheepbook di Erik Spiekermann, scaricabile da Google Fonts nella sezione Knowledge, parla di come scegliere i caratteri tipografici per i diversi usi. Utilizza la metafora della valigia che deve essere riempita di oggetti e capi d'abbigliamento prima di partire per un viaggio. A seconda se sia un viaggio di lavoro o una vacanza al mare, le scelte che si fanno possono essere diverse. Le immagini che vengono messe nelle pagine di sinistra mostrano gli oggetti che persone diverse possono mettere in valigia, disposti in ordine sul pavimento. Ogni immagine praticamente racconta una storia: c'è chi mette jeans, maglione, passaporto e macchina fotografica; ch un vestito da donna, un cappello di paglia, fogli e colori per dipingere; chi un giornale economico, scarpe nere lucide, camicia a righe sottili, cravatta, orologio e carte di credito; chi un camice e gli strumenti da letterpress; chi guanti eleganti,biglietti per il teatro e cannocchiale chic; chi scarpe casual e casco per lo scooter.
Accanto a queste foto, il testo presenta varie situazioni tipografiche e mostra vari font adatti allo scopo, sia nei normali specimen in cui viene utilizzata la parola "handgloves", composta delle lettere sufficienti a farsi un'idea completa delle caratteristiche di ciascun carattere, sia nel testo stesso.
Una pagina può essere scritta tutta in corsivo italico, un'altra può alternare nei vari paragrafi i font adatti a impaginare testi lunghi, un'altra è scritta usando font adatti per le istruzioni di montaggio o le liste degli ingredienti, un'altra è dedicata ai corsivi calligrafici o ad altri font particolari.
L'ultima pagina è dedicata ai brand, ossia a quelle grandi aziende che commissionano font personalizzati per uso esclusivo, ritagliati esattamente sulle loro esigenze.
La lettura del libro di Spiekermann, a piccole dosi, si sta rivelando piacevole. Non è un trattato, non c'è un ragionamento da seguire, un filo logico, lo sguardo salta da un dettaglio all'altro senza seguire un percorso obbligato. E distraendo e stuzzicando il lettore con dettagli imprevedibili, l'autore riesce a far passare le sue idee in campo tipografico e a trasmettere la sua conoscenza e i suoi gusti in materia di caratteri, con tanto di nomi dei singoli font, e un accenno alla loro storia e ai loro autori. Insomma, mi pare un ottimo testo di passaggio, nel quale il lettore può prendere confidenza gradualmente con i termini e i personaggi del settore. In questo libro si respira design: il modo in cui sono scelti e disposti i contenuti dice più di quello che dicono le parole nel testo.




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