L'orologio di Santa Maria del Fiore a Firenze
Esistono ancora da qualche parte in Italia e all'estero dei vecchi orologi astronomici che hanno il quadrante con 24 ore.
Risalgono a un'epoca in cui le ore si contavano a partire dal tramonto. Le versioni che avevo visto io avevano il 24 in corrispondenza delle nostre ore 3, e la lancetta delle ore procedeva normalmente in senso orario (quella dei minuti non c'era).
Adesso invece ho visto l'orologio di Santa Maria del Fiore a Firenze che ha il quadrante disegnato da Paolo Uccello con il 24 al posto delle sei, e per di più ha una lancetta che ruota in senso antiorario, che è il senso in cui si muoveva l'ombra sulle meridiane a muro.
Le ore sono scritte in numeri romani, e dato che in questo modo occupano troppo spazio, anziché essere messe in orizzontale o orientate verso il centro, le scritte sono disposte nella stessa direzione dei raggi, una soluzione che al giorno d'oggi è impensabile, per i fabbricanti di orologi.
Dal punto di vista tipografico la cosa che mi colpisce è la presenza di X disegnate come fossero due C che guardano in direzioni opposte, schiena contro schiena.
C'è qualche font digitale che adotta questa soluzione?
Passo solo la X a What Font Is e vengono fuori parecchi risultati.
I primi sono AZMavericks Regular, Halfmoon Liner Regular, Jackstay, Pronto-700, Grayson Bold Bold, Proxima Regular presi dalla piattaforma Creative Fabrica.
Il primo preso da My Fonts si trova all'undicesimo posto, Dolphinero Regular, con le estremità arrotondate.
Poi c'è l'Anayanka Bold e il Cyrodiil Bold, gratis per uso personale, che sembrano disegnati con un pennino.
Trovo anche un Bauhaus.
Sul quadrante disegnato da Paolo Uccello le estremità della X accennano a una biforcazione. Tra i font digitali trovati non c'è niente del genere, anzi ci sono disegni particolarmente geometrici come il Gretta ExtraBold.
Il Jackstay si può trovare su Dafont, ma ha le lettere tracciate a pennarello, la X è stretta la I ha delle grazie quasi slab, nulla a che vedere con l'orologio quattrocentesco.
Il Grayson di Faldy Kudo pure si trova sulla stessa piattaforma e ha un aspetto rétro per quanto riguarda i numeri romani, ma è senza grazie e geometrico.
Scorro rapidamente la sezione Romano/Greco del sito e non trovo neanche una I con le estremità scampanate come quella che sto cercando. Il carattere che mi colpisce di più è il meno scaricato della lista: Delugional di Roland Huse Design. Primo perché ha i tratti un po' impacciati come quelli che si potevano usare all'epoca in un contesto del genere, secondo perché ha un'improbabile X fatta sì con due C contrapposte, ma una guarda in alto e l'altra in basso!
La forma di tutte le altre lettere è di fantasia, mescolando ispirazioni che arrivano dall'alfabeto latino e da quello greco, ma nel nostro caso ci interessiamo solo a XVI, le uniche tre lettere necessarie per gli orologi.
Mi metto a scorrere anche la lista dei font medievali presenti sul sito ma trovo solo roba particolarmente elaborata.
Scorro velocemente anche altre categorie, ma dato che non sto lavorando a nessun progetto specifico lo faccio senza troppa convinzione.
Effettivamente la X a forma di C contrapposte è quella che si vede nell'ITC Bauhaus disegnato da Herber Bayer nel 1925, uno dei più celebri sans serif geometrici del Novecento.
Sul sito Scienza Per Tutti si possono vedere alcuni orologi astronomici che si trovano in Italia. quello di Piazza delle Erbe a Mantova ha il numero 24 al posto delle 3, e lo stesso vale per quello di Piazza della Loggia a Brescia. Quello del Torrazzo di Cremona invece ha il 24 al posto delle 6, quindi il numero 12 finisce al posto delle nostre 12.
Sul sito Giornale degli Orologi si può vedere anche l'orologio astronomico di Clusone in Val Seriana in provincia di Bergamo. In questo caso i numeri romani arrivano fino a 12 e poi ricominciano. Troviamo le 12 due volte, sia al posto delle 12 che al posto delle 6.
Questo perché ogni orologio era collegato a una campana che doveva segnalare l'ora ai cittadini, e battere 24 rintocchi usurava di più i materiali e soprattutto era facile che le persone perdessero il conto prima di arrivare alla fine.
Dividendo il quadrante in due si otteneva un massimo di 12 rintocchi, com'è oggi con la differenza che anziché ripetere i numeri due volte sul quadrante si fa ripetere due volte al giorno il giro completo della lancetta.
Fino al Settecento in Italia soprattutto si utilizzava anche un altro sistema: dividere il giorno in quattro parti da sei, e far fare alla lancetta delle ore quattro giri al giorno. Sicuro nessuno avrebbe confuso le tre della mattina con le tre del pomeriggio, le tre della sera e le tre della notte, e i meccanismi si consumavano meno perché dovevano battere al massimo sei rintocchi.
Nessuno degli altri orologi da 24 che abbiamo visto ha i numeri disposti "ad ore giacenti" come quello di Paolo Uccello.
Le cifre sono sempre disposte con la base rivolta al centro, che era il sistema che si usava all'epoca per tutti gli orologi a numeri romani. Oggi si preferisce mettere tutti i numeri in verticale. Quando si vogliono mettere a raggiera, solo quelli che si trovano nel semicerchio superiore hanno la base verso l'interno, mentre quelli del semicerchio inferiore hanno la base verso l'esterno per essere visualizzati dritti, fermo restando che i numeri più importanti, quelli sfalsati di 90 gradi, vengono di solito messi in verticale: 3, 6, 9 e 12.
Purtroppo nessuno ha avuto l'idea di creare una copia virtuale degli orologi astronomici da mettere online, in Italia.
I praghesi invece ci hanno pensato eccome: il loro famoso orologio astronomico si può consultare sul sito Orloj.org, con tanto di funzione per adattare gli orari del sorgere e il tramonto del sole a qualunque latitudine e longitudine, modificando perfino la mappa che si vede sullo sfondo.
Nell'orologio praghese i numeri romani sono usati per indicare le ore francesi, ossia quelle dei nostri orologi.
Le ore italiche, quelle che fissano la ventiquattresima al momento del tramonto, sono segnate su una ghiera più esterna in numeri arabi. Ma non arabi nella versione moderna, bensì in quella che si usava all'epoca della fabbricazione dell'orologio. Il 3 è n po' strano, mentre il 4 e il 7 sono irriconoscibili. Il 4 è una specie di fiocchetto, e il 7 è una specie di a minuscola.
La ghiera ruota nel corso dell'anno per allineare la ventiquattresima ora italica con l'ora del tramonto.
Oltre a questi due orari questo l'orologio ne indica anche un terzo: quello basato sul sistema messo a punto dagli antichi romani, che dividevano in 12 il tempo tra il sorgere e tramonto del sole. Queste ore vengono chiamate diseguali a causa del fatto che d'inverno le ore di luce sono di meno e d'estate sono di più. Mentre per le ore francesi e italiche bisogna vedere dove indica la manina in cima alla lancetta dell'orologio di Praga, per misurare le ore romane bisogna tenere d'occhio il sole che si trova lungo la lancetta, che si muove insieme con un cerchio dove ci sono i simboli dei segni zodiacali.
Il sistema romano rimase in uso anche nel medioevo tra i monaci cristiani, che rispettavano una liturgia delle ore che prevedeva vari momenti di preghiera nel corso della giornata. Col passare degli anni, gli orari delle celebrazioni vennero spostati pur conservando la vecchia denominazione e questo ha comportato un po' di confusione.
Che si aggiunge al fatto che gli antichi non conoscevano lo 0 e iniziavano a contare da 1. Sulle meridiane antiche il quadrante semicircolare veniva diviso in dodici parti, e il numero dell'ora corrispondente veniva scritto dentro ciascun settore, non in corrispondenza della linea iniziale. Sull'orologio di Praga i numeri sono ciascuno nel suo settore, ma dal lato della linea finale.
Per dire: la pagina di Wikipedia dedicata alle Ore Canoniche fissa alle 6 la prima, alle 9 la terza e alle 12 la sesta.
Ma i conti non mi tornano: tra le 6 e le 9 ci sono tre ore moderne, ma in mezzo dovrebbe esserci solo la seconda romana, mentre tra le 9 e le 12 sono altre tre ore moderne, e in mezzo ci sarebbero la quarta e la quinta.
Il fatto è che la preghiera della prima non suonava alla fine della prima ora, ma all'inizio, a quella che noi chiameremmo l'ora zero. Se il quadrante è diviso in 12 settori, le linee di cui è composto sono 13, no?
Ho chiesto a Copilot di spiegarmi le ore romane e mi ha dato una risposta alquanto maldestra. Prima mi ha fatto una tabella in cui fissava l'ora prima alle 6, la seconda alle 7, la terza a metà mattina cioè alle 9, l'ora sesta alle 12, e la dodicesima alle 18, circa.
Tutti gli intervalli erano di un'ora, tranne quello tra seconda e terza che era di due ore.
Quando gli ho chiesto il motivo, si è rimangiato tutto e mi ha allestito al volo un'altra tabella con gli intervalli previsti per una giornata da 12 ore. Qui tutti gli intervalli erano da un'ora, ma l'ora sesta era dalle 11 alle 12 e l'ora dodicesima era dalle 17 alle 18.
Detto così può sembrare un altro pasticcio, ma in un certo senso è questa la versione corretta. Perché le ore suonavano quando erano completate... tranne la prima che suonava quando iniziava, cioè al sorgere del sole.
Ma è davvero così? Su internet si vedono varie meridiane antiche divise in dodici settori, come l'orologio di Praga. Ma ne trovo anche una divisa in 11 settori, con 12 linee, quindi.
C'è da dire che all'epoca ognuno si regolava come meglio credeva: non c'erano scadenze precise, aerei in partenza o trasmissioni che cominciavano.
Gli orologi da 24 ore erano molto indicativi: avendo solo la lancetta delle ore, l'angolo tra un numero e l'altro era solo di 15 gradi e i sottomultipli non erano neanche indicati.
Quando si passò a quadranti da 6 ore, c'erano 60 gradi tra un numero e l'altro, ed era più facile capire a che punto dell'ora si era, anche grazie ai marcatori intermedi.
L'idea di aggiungere una seconda lancetta coi minuti alla fine risolse definitivamente il problema.
Da notare che sull'orologio di Praga anche i numeri delle ore romane sono in cifre arabe, ma non nella stessa versione della ghiera esterna. Qui la forma è quella moderna a cui siamo abituati.




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