Bellevue

Passo davanti a una chiesa e decido di entrare e dare un’occhiata. Sulle panche ci sono i libri con i canti. “I Canti e le Preghiere” dice il titolo. Corsivo Italico, maiuscole calligrafiche, C con estremità superiore che termina a bottone, P con uno svolazzo sottile che scende sulla sinistra per tornare a destra attraversando l’asta verticale, a metà tra la base il punto in cui si chiude la pancia superiore.

Più sotto ci sono i nomi delle parrocchie che lo hanno fatto stampare. Noto alcune maiuscole, la S, la L e soprattutto la M che forma un occhiello al posto del vertice centrale. 

Vado ad occhi chiusi su What Font Is, ma stavolta il sito fa cilecca su tutta la linea.

Allora ricorro ai vecchi sistemi. Compilo il questionario di Identifont.

Con grazie, fianchi della M paralleli, vertice che tocca la linea di base, a a un solo piano, inclinazione in avanti, r stampatella, non è un blackletter, la d ha il tratto ascendente non curvato, solido, e senza vertice sulla destra, lettere separate e alla fine la domanda sul vertice della M (gli avevo passato solo le lettere della parola “Madre”).

La risposta giusta arriva al primo colpo: Bellevue, disegnato da Gustav Jaeger nel 1986, pubblicato da Berthold, acquistabile su My Fonts.

Berthold è una storica fonderia tedesca, fondata nel lontano 1858, la più grande al mondo nel 1918. Nel 1896 realizzò l’Akzidenz-Grotesk, che è la base su cui è stato disegnato decenni dopo l’Helvetica, uno dei caratteri più famosi di tutto il Novecento.

Il sito fornisce ancora oggi in testa alla lista dei font attribuiti a questa fonderia l’Akzidenz-Grotesk, seguito da Formata, Poppl-Laudatio e Berthold Block.

I primi due sono una via di mezzo tra serif e sans (hanno le aste scampanate). L’ultimo è un altro cavallo di battaglia, che nel corso del Novecento è comparso spesso anche sulle prime pagine dei quotidiani e nelle pubblicità.

Il sito non dice quanti tipi di carattere fanno parte della lista.

Per quanto riguarda il Bellevue, Identifont segnala come caratteri simili Australis Swash, Zanzibar, Liberty, qualche versione di un Bernhard Script o Schrift.

Tra le altre alternative riconosco il Niconne, che si scarica gratis da Google, firmato da Vernon Adams, anno 2011.

Quest’ultimo, anche se è a lettere separate, è così calligrafico da essere più un calligrafico che un italico. E lo stesso si può dire anche di molti degli altri risultati suggeriti.

Nonostante la sua storia relativamente lunga, FontsIn Use ha un’unica segnalazione del Bellevue, che però è interessante perché arriva dall’Italia.

È soltanto la dicitura “Formati Speciali” in una pubblicità di un pastificio di Mazara del Vallo.

Il costo base del Bellevue è fissato da Identifont in 43 euro -1c.

Per fare un confronto, il Zirkular di Raph M. Unger, recentissimo dato che è del 2023, parte da 28,17 euro.

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